miércoles, 29 de septiembre de 2010

Beati coloro che ascoltano la Parola di Dio e la osservano


“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (cfr. Lc 11, 27-28). Il nostro Signore fa referenza alla sua Madre, la Vergine Maria, perché è stata Lei, per prima tra tutta l’umanità, ad accogliere ed osservare la Parola di Dio.

Gesù dice che la felicità o beatitudine, vale a dire, l’allegria più profonda dell’uomo, consiste nell’accogliere e nell’osservare la Parola di Dio. Vale a dire, fare un atto di fede, credere nella Parola perché è Parola di Dio, e agire in conseguenza. Maria credette alla Parola di Dio. Perciò Maria è il nostro modello nella fede.

Maria è l’ideale più prezioso ed elevato sia dell’alleanza della natura umana con la grazia divina, sia della ragione con la fede[1]. Perciò si può fare un paragone tra l’accoglienza della Parola Incarnata nel grembo di Maria e l’accoglienza della Rivelazione divina nella ragione umana: Maria, sposata con lo Spirito Santo, concepì per opera di questo Santo Spirito la Persona del Verbo Eterno, e diede al Verbo la sua stessa sostanza per formare il corpo e la carne del Verbo affinché diventasse “Verbo Incarnato” e fosse presentato al mondo in maniera visibile; allo stesso modo, la ragione umana, sposata nella fede con lo Spirito Santo, riceve nel suo grembo la saggezza divina contenuta nella Parola di Dio e comunicata dallo Spirito Santo, la riveste con le sue parole umane e la esprime con le sue rappresentazioni umane.

Ma dobbiamo sapere che, anche ricevendo la ragione umana questa saggezza divina ed esprimendola con la sua massima capacità di espressione, anche illuminata dallo Spirito Santo, non può la ragione rispecchiare il mistero della Verità divina con quella grandezza e maestà che appartengono alla Verità divina. Solo nella luce della gloria potrà la ragione umana esprimere un po’ meglio la grandezza della Verità divina in tutto il suo splendore.

In questa –e anche nell’altra- vita, il mistero di Dio rimane sempre inaccessibile alla ragione umana e a quella angelica.

Un altro paragone che possiamo fare, contemplando a Maria, è quello dell’umiltà: così come per Maria la chiamata rivolta a Lei per essere la Madre di Dio, significa per Lei passare da umile serva a Regina di tutto l’universo, visibile ed invisibile, e possedere la dignità più eccelsa, così per la ragione umana, non c’è una distinzione più grande che il fatto di essere chiamata ad accettare la fede nell’Uomo-Dio Gesù[2]. La ragione umana, illuminata per la fede in Gesù, si vede levata ad una dignità infinitamente superiore a qualsiasi dignità che possa concederle qualsiasi altra conoscenza.

Come Maria, la quale essendo levata alla dignità di Madre di Dio, conserva l’umiltà della schiava, dell’ancella del Signore, così la ragione umana, magnificata per la conoscenza della fede, deve conservare la sua umiltà, riconoscendo sempre la superiorità della saggezza divina sopra l’umana.

Chiediamo a Maria la grazia di avere questo atteggiamento di fede davanti al mistero centrale della Chiesa Cattolica, la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sull’altare, in ogni Messa.


[1] Cfr. Matthias Joseph Scheeben, Los misterios del cristianismo, Ediciones Herder, Barcelona 1964, 111.

[2] Cfr. Scheeben, ibidem.

lunes, 20 de septiembre de 2010

Ringraziare Iddio per il dono della Creazione


Mediante la contemplazione del creato, io posso raggiungere il Creatore. Tutto ciò che è buono, vero, bello, è un piccolissimo riflesso suo. Tutto è stato creato per me, perciò devo ringraziarlo.

Anche devo ringraziarlo per tutti i doni: l’intelligenza, la volontà, l’essere, la vita, perché in tutte queste cose Lui mi dimostra il suo amore per me. Ma devo ringraziarlo per il dono del suo Figlio, Gesù Cristo, per il dono della sua grazia, che mi trasmette la sua vita divina; per il dono della sua Chiesa, fonte di vita divina.

Devo ringraziarlo per il suo sacrificio di salvezza, e soprattutto, per avermi fatto, senza nessun merito da parte mia, il dono del suo Figlio ed il dono della figliolanza divina.

Sono veramente figlio di Dio, perché Gesù Cristo mi ha comunicato la sua stessa filiazione divina.

Sono veramente, realmente, figlio di Dio, e ricevo la sua vita divina mediante i sacramenti, che sono l’umanità del Figlio di Dio, Gesù Cristo.

Devo ringraziarlo per la grazia della filiazione, che mi fa essere, uno solo con Dio.

Mediante una unità tanto perfetta, che mi immerge in Lui, che mi unisce a Lui facendomi in Lui una sola cosa, un solo corpo ed un solo spirito.

Devo ringraziarlo per il dono della Messa, per il dono della sua Presenza reale nell’Eucaristia, nella quale Lui mi si dona con tutto ciò che Lui è e con tutto ciò che Lui ha.

Devo ringraziarlo perché nell’Eucaristia Lui viene a Me, scende fino agli abissi della mia anima, per soffiarmi il suo Spirito che mi trasforma in Lui e in Lui mi porta al Padre. Mediante la mia unione con Lui nell’Eucaristia, mi unisco al Padre ed allo Spirito Santo.

viernes, 10 de septiembre de 2010

La Messa è per noi il grembo del Padre, Betlemme, il Golgota, la Risurrezione




“Gesù si ritirò a pregare”. Come Sacerdote Sommo ed Eterno, Gesù prega al Padre per gli uomini.

L’attività di Gesù gira in torno al suo sacerdozio, nel quale e mediante il quale il Verbo Incarnato trasmette agli uomini la vita divina ed offre a Dio le lodi dell’umanità: da un lato il Verbo, mediante la sua umanità, comunica la sua grazia, il suo potere divino –tramite il quale caccia via i demoni e guarisce gli ammalati- e d’altro lato, ancora tramite la sua umanità santissima, unita intimamente al Verbo, trasmette a Dio il culto supremo dovuto dalla creatura[1].

Da cattolici, abbiamo ricevuto una partecipazione al suo sacerdozio nel battesimo, perciò dobbiamo imitare il suo comportamento, in questo caso, pregare. Dobbiamo però essere molto attenti a non fare solo una mera imitazione esteriore e superficiale, giacché il fondamento della nostra imitazione di Cristo si trova nel carattere battesimale, il sigillo spirituale mediante il quale siamo stati fatti membra vive del suo Corpo Mistico[2]. In questa maniera, essendo incorporati al suo Corpo, riceviamo da Lui, che è il Capo, non solo la energia e la forza divina che ci fanno agire da membra, ma il fatto stesso di essere membra, parte reale del suo Corpo. Il fondamento della nostra imitazione di Cristo perciò è l’unione interiore, spirituale, organica, a Lui, ottenuta nel battesimo. Mediante il battesimo siamo stati fatti parte sua reale, ma questa unione, per diventare viva, richiede di essere vivificata dalla preghiera e dalla frequenza dei sacramenti, soprattutto la confessione e l’Eucaristia.

Siamo membra del suo Corpo, e siccome il Corpo agisce secondo il Capo, una membra del Corpo agisce dunque secondo il suo Capo. Se il Capo prega, deve anche pregare il Corpo, devono anche pregare le membra del Corpo, per ricevere il fiume di vita divina che dal suo Capo scaturisce.

Per questo la preghiera del cattolico non è un metodo psicologico mediante il quale raggiungiamo l’astrazione interiore[3]. La preghiera da membra vive di Cristo è un dono di Dio, connesso intimamente al dono della fede. Dio ci fa il dono della fede in Cristo e anche il dono della preghiera che ci mette in contatto reale con Lui. La preghiera, che è ricerca di Dio, quando raggiunge la sua cima più alta, più profonda ed elevata, si trasforma in contemplazione, vale a dire, celebrazione intima e gioiosa per il fatto di aver trovato Dio[4].

Come possiamo imitare il Cristo, nostro Capo, che prega? Dove contemplare Dio?

Ci sono tantissime forme di preghiere, tutte validissime, ma c’è una, principalissima, ed è la liturgia della Messa, perché mai come in questo sacrificio, Cristo Dio si fa Presente tra noi con tutta la sua maestà, il suo potere, il suo splendore ed il suo amore divino. Perciò la Messa mai deve essere vissuta dai membra del Corpo di Cristo come qualcosa che accade tutti i giorni, uno uguale all’altro. C’è sta la possibilità di viverla così, per la nostra debolezza umana, ma con l’aiuto dello Spirito Santo dobbiamo viverla come ciò che è: la nostra possibilità per contemplare Cristo Dio che si manifesta nell’Eucaristia.

La Messa è per noi il grembo del Padre, Betlemme, il Calvario, la Risurrezione; è il luogo ed il momento della manifestazione, attraverso il sacramento dell’Eucaristia, del mistero pasquale di Gesù, è il momento dell’apparizione sua gloriosa, è il momento della nostra contemplazione ed adorazione di Lui, nascosto sotto ciò che sembra di essere un po’ di pane.


[1] Cfr. Matthias Josep Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964, 618.

[2] Cfr. ibidem, Scheeben, Los misterios, 624.

[3] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.

[4] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.