sábado, 15 de enero de 2011

Ecco l'Agnello di Dio


Giovanni Battista, vedendo Gesù, dice: “Ecco l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo” (Gv 1, 29-34). Gesù toglie i peccati. Cos’è il peccato? Come si manifesta il peccato in noi? Vediamo il primo uomo: creato ad immagine di Dio, fatto figlio di Dio per la grazia santificante, pienificato coi doni soprannaturali, quali l’immortalità, l’assenza di sofferenza, l’intelligenza profonda; insomma, un essere umano quasi uguagliato agli angeli, fatto amico di Dio. Abitava nel Paradiso, che vuol dire, nella presenza di Dio, godeva di Dio. Aveva il privilegio di trasmettere tutti i suoi doni soprannaturali insieme alla trasmissione della vita. Vale a dire, nella generazione dei figli. Ma l’inganno dell’angelo diabolico, porta l’uomo alla disobbedienza, e in questo consiste il peccato originale: l’uomo disprezza la voce di Dio e ascolta la voce di Satana. Così l’Adamo, il primo uomo, perde tutti i doni che Dio aveva lui regalato. Perde l’amicizia con Dio, si fa nemico di Dio. Dio è Luce, e fuori dalla luce, non c’è che le tenebre. Questo è il peccato: tenebre. Col peccato, Adamo, e con lui tutta la natura umana, viene sommersa nelle tenebre. Col peccato, l’uomo perde ogni contatto con Dio, viene spogliato della sua gloria, trasmette il peccato. L’allontanamento da Dio provoca nell’anima un oscuramento più buio della notte più buia. L’anima viene espulsata dal seno di Dio, che è l’Essere infinito, l’Amore e la Luce, e viene sommersa nell’abisso del nulla, dell’odio e della malvagità. Rimane nella natura qualcosa di buono: l’essere un essere creato da Dio, rimane anche la capacità di fare alcuni atti buoni. Ma la natura umana, allontanata da Dio, rimane ferita mortalmente. Non ha più la vita divina nell’anima, anche se la persona parla, mangia, beve, sorride. Senza Dio, l’anima è morta alla vita di Dio, anche se batte il cuore e i polmoni respirano.

Come possiamo renderci conto della presenza del peccato originale nell’umanità? Vedendo il male, l’immenso male che scampa nel mondo, un male che non sorge d’altro luogo che dal cuore dell’uomo. Dal cuore dell’uomo sorgono i pensieri cattivi, i desideri cattivi, le azione cattive. Guardiamo la storia dell’umanità, fino ai nostri giorni: tantissimi guerre, fatto soltanto, la stragrande maggioranza, per soggiogare l’altro, che per il fatto di essere uomo e creato da Dio è il mio fratello, anche se sia cinese, giapponese, africano. Le guerre sono un esempio della cattiveria dell’uomo. Più vicino a noi, i dati forniti dai giornali, tutti i giorni: omicidi, furti, guerre e minaccie di guerre, abussi di ogni sorta di classe.

Guardiamoci noi stessi: siamo capaci di fare atti buoni, abbiamo qualcosa di buono, che è il nostro essere, creato da Dio. Abbiamo pensieri e desideri e azioni buone, abbiamo tante cose buone. Ma abbiamo anche tante cose cattive. È la nostra esperienza quotidiana. Il male sorge dal nostro cuore. È vero che c’è il diavolo, che, come persona spirituale, accanto ai suoi angeli, sorvolano di continuo nelle nostre vite; è vero che questo mondo terreno appartiene al dominio del Re delle tenebre, il diavolo. Ma le sue azioni e i suoi consigli, cadrebbero nel vuoto se non fossero ascoltate da noi. Dal nostro cuore senza luce, che ascolta la voce di Satana invece di quella di Dio, sorge il male. È il mistero del male e del peccato, il mistero delle tenebre che avvolgono l’anima dell’uomo e il mondo, anche se c’è la luce del sole, della luna e delle stelle. La consapevolezza del nostro allontanamento da Dio viene messo chiaramente nella liturgia della Messa di San Basilio il Grande: “Santo, Santo, Santo, sei Tu, O Signore, nostro Dio. O Tu che hai creati e ci hai fatto abitare nel Paradiso della gioia. E quando abbiamo disobbedito al tuo comandamento per la seduzione della serpente abbiamo perso la vita eterna, e siamo stati esiliati dal paradiso della letizia. Tu, però, non ci hai abbandonati mai; anzi ci hai visitati sempre per mezzo dei tuoi santi profeti. E nella pienezza del tempo, mentre eravamo nelle tenebre e nell’ombra della morte Ti sei manifestato a noi nel Tuo Figlio Unigenito Nostro Signore Gesù Cristo che si è incarnato per mezzo dello Spirito Santo dalla Vergine Maria”.

“Mentre eravamo nelle tenebre e nell’ombra della morte”. Questo è il peccato: tenebre e ombre di morte. Da noi, da soli, mai avessimo la potenza necessaria per toglierci questa macchia, per uscire dalle tenebre del male e della morte, assediati dal diavolo, lontani da Dio. È impossibile per noi, perché c’è una distanza infinita tra noi e Dio. Inoltre, il potere di Satana e del suo regno sono assolutamente superiori alle nostre forze. Lo nostre armi atomiche non fanno che sorridere al più piccolo diavoleto dell’Inferno.

Se questo è così, chi può salvarci, darci la luce, la vita, la forza per fare sempre degli atti buoni, per vincere al Re degli inferi, per vincere la morte, il male, il peccato? Chi può darci la gioia di vivere in Dio, la speranza di una vita buona nella terra e felice nell’eternità, in compagnia dei nostri cari, dei santi, e soprattutto di Dio? Chi può darci la gioia e la vita eterna? Solo Gesù. Solo Lui, Sommo ed Eterno Sacerdote, Verbo Incarnato, è in grado di offrire un sacrificio gradevole a Dio, che può pagare per tutti i nostri peccati, per i peccati di tutta l’umanità. Gesù è l’Agnello di Dio offerto in olocausto, che toglie i peccati del mondo. Il Sommo Sacerdote che porta su di sé i peccati degli uomini, la malizia del cuore dell’uomo, la porta su di sé, e con questi peccati, che non sono suoi, perché Lui è Immacolato, ma sono i nostri, sale sulla croce, e nella croce s’immola da Agnello. Versa il suo Sangue, che siccome è il Sangue del Verbo, ha il potere di far sparire, una volta per sempre, tutti i peccati degli uomini, tutti i miei peccati. Lui porta sulle sue spalle i miei peccati, tutti, e sulla croce vengono puliti dal suo Sangue, bruciati dal fuoco dello Spirito Santo che si sparge col suo Sangue. Questo, che accade sulla croce, accade misteriosamente nella confessione sacramentale, dove il potere del suo Sangue toglie i miei peccati. Questa salita di Gesù si rinnova in ogni Messa, e noi, siccome siamo battezzati, siamo stati fatti un solo corpo con Lui, e come il suo corpo viene sacrificato nella Messa, anche noi siamo sacrificati con Lui. Perciò in questa Messa, rendiamo grazie a Dio, per Gesù Cristo, l’Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, il nostro Salvatore, che ci toglie le tenebre e l’ombre di morte, donandosi Lui stesso in Persona, nell’Eucaristia. Rendiamo grazie al Dio Gesù, perché Lui è la Luce, l’Amore, il Camino e la Vita eterna.

viernes, 7 de enero de 2011

Il Battesimo di Gesù, manifestazione di Dio Trinità


Il Vangelo di oggi è uno dei brani del Nuovo Testamento dove Dio si auto-manifesta come Trinità di Persone.

Dio si mostra agli uomini come è nel suo Essere divino: una natura, tre Persone.

Dio Trino, eterno, irrompe nella storia degli uomini, e la sua auto-rivelazione si fa attraverso Gesù. È Lui a rivelarci il Padre e lo Spirito.

La manifestazione della Trinità nella storia ha un doppio scopo: da un lato, dire al Popolo Eletto che il Dio Uno che ha scelto Israele, è Trino in Persone; d’altro canto, ha lo scopo di far capire che tutte e Tre le Persone della Trinità sono coinvolte nella salvezza degli uomini.

Le processioni eterne della Trinità si fanno presenti nella storia e nelle anime dei battezzati: la sua manifestazione esteriore e sensibile –la colomba e il Figlio si vedono, il Padre è udito- si riproduce, in maniera interiore e invisibile, nell’anima del battezzato: quando Gesù esce dall’acqua, scende su di Lui lo Spirito Santo, e il Padre dice: “Io ti ho generato…”. Ciò che accade nel Giordano è una prolungazione nel tempo delle processioni trinitarie: il Padre genera il Figlio nello Spirito d’Amore. Ed è questo che accade nell’anima del battezzato: dopo essere immerso nell’acqua, sul battezzato scende lo Spirito Santo che gli fa il dono della grazia della figliolanza divina: il Padre eterna genera un figlio adottivo.

La teofania del Giordano annunzia che è arrivata l’ora messianica di Gesù; sono cominciati i tempi escatologici, che segnalano che l’Agnello di Dio, Gesù, il Verbo Incarnato, inizia la sua attività pubblica che lo porterà fino alla croce, nel compimento della volontà del Padre.

L’uscita dalle acque si collega coll’innalzarsi sulla croce: è la sua glorificazione fatta dallo Spirito. Per l’unzione dallo Spirito, nell’Incarnazione, il Verbo Incarnato si è fatto Sacerdote, Profeta e Re, e adesso, lo stesso Spirito lo porta al compimento dell’opera della salvezza attraverso la sua Passione.

Le Persone eterne si fanno presenti nella storia, nella scena del Giordano, e si fanno presenti nell’anima del battezzato.

Quale lo scopo di questa presenza delle Persone divine? Come è il modo in cui si fa questa missione nel tempo e nelle anime?

Le Persone sono inviate, vale a dire, hanno una missione da compiere. C’è una missione simbolica, visibile, sensibile, che ha lo scopo di simboleggiare l’opera che la Persona divina compie, per esempio, la colomba nel Giordano, le fiamme in Pentecoste. In questa missione simbolica, c’è la Presenza sostanziale dello Spirito Santo –nella colomba, nelle fiamme-, ma è una missione simbolica, vale a dire, si presenta da colomba affinché noi sappiamo che è lo Spirito Santo a guidare la missione di salvezza del Figlio, affidata dal Padre. È visibile, sensibile, simbolica.

Invece c’è un’altra, la missione reale, che è interiore, invisibile, quella dove la Persona divina non la si vede sotto un simbolo, ma si trova realmente all’interno dell’uomo. In questa missione, la Persona divina, attraverso la grazia di filiazione, che fa da ponte, entra dentro l’anima, si trova Ella stessa, in Persona, col suo essere e la sua sostanza divina, nell’anima dell’uomo. E siccome le Persone divine si trovano sempre e in ogni luogo insieme, perché sono inseparabili, quando entra una Persona nell’anima, entrano anche le altre. Perciò nell’anima del battezzato, e nell’anima in grazia di Dio, c’è la continuazione delle processioni eterne intratrinitarie, vale a dire, c’è il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo.

Quando una Persona divina entra nell’anima, lo fa per compiere una missione all’interno di questa anima, che sarà propria di questa Persona. Quale lo scopo di questo entrare delle Persone divine nell’anima? Quale lo scopo di questo avere in sé le Persone della Trinità?

Noi non possiamo utilizzare, come si fossero degli oggetti, le Persone della Trinità. Ciò che possiamo fare –ed è questo lo scopo della Presenza delle Persone nell’anima- è di godere delle Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Questo godere delle Persone in questa vita terrena, è un anticipo di ciò che sarà nella beatitudine. Sono le “caparre” dello Spirito, un segno, una prova, della gloria futura. C’è una differenza di grado, non essenziale, perché è la stessa Presenza che avremmo nell’altra vita. In questa vita, la visione è per la fede soltanto; nell’altra vita, nella beatitudine, la visione sarà perfetta, ma già nel tempo abbiamo una presenza nell’anima delle Persone divine, quando siamo in grazia, e noi possiamo godere i gioirci di questa divina presenza.

Il nostro accesso alla Trinità e l’ingresso della Trinità in noi, è stato reso possibile grazie al sacrificio fatto per amore a noi, da Gesù. È stata la sua offenda libera al Padre, come sacrificio perfetto ed eterno, a renderci figli di Dio e a darci la possibilità dell’incontro personale con la Trinità.

Ma Lui non soltanto ci ha reso possibile, una volta per sempre, il nostro accesso alla Trinità, morendo nella croce, donandoci Lui stesso. Ci continua a farci, in ogni Eucaristia, il dono della sua Persona e accanto a Lui, ci dona lo Spirito Santo. E accanto a loro, il Padre, Principio del Figlio e dello Spirito.

In ogni Eucaristia si ripete la teofania del Giordano, ma le Persone divine non fanno come adesso, una missione simbolica, sensibile. Ogni volta che celebriamo la Messa, che celebriamo l’Eucaristia, che mangiamo l’Eucaristia, si ripete la teofania del Giordano, allora in maniera interiore, invisibile, in ciascun anima che riceve l’Eucaristia.

Se l’anima non è in peccato, ogni volta che riceve l’Eucaristia, ha in se l’Essere divino, la Presenza sostanziale delle Tre Persone divine, che agiscono in lui la sua salvezza, bagnando l’anima nel sangue dell’Agnello di Dio, per portarla, purificata e santa, nello Spirito, dal Padre.

Per questo dono della comunione trinitaria che ci avviene in Cristo Eucaristia, uniamoci a Lui nel suo rendimento eterno di grazie a Dio Padre.

Uniamoci a Cristo, Presente sempre col suo Essere divino, con la sua sostanza divina, nell’Eucaristia; nel suo rendimento di grazie al Padre.

Facciamo della nostra anima un altro Giordano, dove sempre più si manifesti il Dio Trinità.