Uniamoci con Maria al
sacrificio del Cristo Eucaristico
(III Domenica TO – Ciclo B - Lc 2, 22-40)
Maria presenta il Bambino al Tempio, il sacerdote del
Tempio lo depone sull’altare e lo offre a Dio. Simeone, illuminato dallo
Spirito Santo, profetizza il dolore di Maria, ed insieme ad Anna, lo riconosce
come il Messia.
Maria, associata sin dall’inizio alla missione
redentrice del suo Figlio[1],
da Madre del Figlio, coopera attivamente nel sacrificio redentore di Gesù[2]
e come parte di questa cooperazione lo presenta come offerta a Dio sull’altare
tramite il sacerdote. Per questa cooperazione Maria diviene il deposito di
tutta la grazia meritata per l’umanità da Cristo nella croce, diviene la Mediatrice
universale di grazia, il che vuole dire che assolutamente nessuna grazia di
Cristo ci viene all’infuori di Maria. Questo vuole dire che Cristo vuole farci
suoi solo attraverso Maria ma anche attraverso la Chiesa, perché siccome la
Chiesa è modellata da Cristo sull’immagine di Maria, siccome Maria è l’immagine
ed il modello ideale della Chiesa, nessuna preghiera è ascoltata e nessuna
grazia è donata all’infuori della Chiesa e nessuna preghiera è ascoltata e
nessuna grazia è donata nella Chiesa all’infuori di Maria[3].
Maria presenta il Figlio nel Tempio perché, nello
Spirito dell’Amore divino, si associa al Figlio dall’inizio, in tutte le fasi
della sua opera di redenzione, opera mediante la quale l’umanità sarà liberata
dal potere delle tenebre e vedrà splendere su di sé la luce di Dio Trinità e lo
glorificherà in una eternità di gioia. Ma prima di questo Maria accompagnerà il
suo Figlio nella Passione, sarà partecipe dei dolori intensi del Figlio[4],
dovrà attraversare un mare di amarezza, il suo Cuore Immacolato sarà trafitto
dalla spada del dolore, come la lancia attraversò il Cuore del Figlio nella
croce, dovrà essere schiacciata dallo stesso dolore che schiacciò il suo
Figlio. È questo ciò che Simeone, illuminato dallo Spirito, profetizza su di
lei; nella Madre che presenta il Bambino, lo Spirito Santo gli fa vedere sia la
divinità del Figlio che l’unità nel dolore della Madre e del Figlio nella
Passione redentrice.
Simeone ed Anna, figure dei fedeli della Chiesa
Cattolica, i battezzati, riconoscono in questo Bambino il Salvatore, loro sanno
che questo Bambino sostenuto dalle bracci maternali di Maria non è solo un
bambino umano, sanno che è il Bambino Dio, che è Dio incarnato, rivestito da
una natura umana, rivestito da Bambino. Sanno che questo Bambino che li sorride
è il Figlio di Dio inviato dal Padre a salvare l’umanità mediante il sacrificio
della sua umanità nella croce. Sanno che è l’Emmanuelle, Dio tra noi, ma questo non lo fanno da soli,
con le sole forze umane, ma illuminati e guidati dallo Spirito Santo: è
impossibile riconoscere il Cristo Messia senza la luce divina dello Spirito di
luce: “…era pieno dello Spirito”.
Allo stesso modo come loro riconobbero la divinità di
Gesù nascosta sotto la forma di un bambino umano, allo stesso modo noi
riconosciamo il Cristo Dio nascosto sotto la forma di ciò che sembra di essere
pane. La riconoscenza del Cristo Eucaristico e la consapevolezza della sua
Presenza reale tra noi, sull’altare, nel tabernacolo, è opera esclusiva dello
Spirito divino; solo con Lui e in Lui, possiamo essere certi della sua Presenza
reale e sostanziale, non immaginaria, nell’Eucaristia. Lo Spirito Santo ci fa
conoscere, con una conoscenza soprannaturale, che il Cristo Eucaristico è
l’Emmanuelle, Dio tra noi, che prolunga nell’incarnazione nel grembo di Maria la
sua filiazione divina, e prolunga nell’Eucaristia nel grembo della Chiesa la
sua incarnazione. Mediante lo Spirito Santo possiamo sapere che ciò che
Maria-Chiesa ci presenta ed offre in sacrificio a Dio in ogni Messa non è un
po’ di pane, ma l’Eucaristia, Cristo glorioso nei cieli in mezzo a noi che si
immola sull’altare per salvarci e per glorificare Dio Trinità. Mediante lo
Spirito Santo possiamo sapere che ciò che offriamo a Dio non è pane né vino, ma
il Corpo glorioso e risuscitato di Cristo ed il suo Sangue ripieno dello
Spirito di Vita divina.
Allo stesso modo come Maria offre il Bambino a Dio
mediante il sacerdote, la Chiesa, mediante il sacerdote ministeriale, depone il
Figlio di Dio Incarnato sull’altare, nell’Eucaristia, offrendolo a Dio, col suo
Corpo glorioso e risuscitato, come un sacrificio perfetto di eterna lode. La
Chiesa, come Maria, animata ed inabitata dallo Spirito Santo, offre a Dio,
mediante il sacerdote ministeriale, il Figlio Incarnato nell’Eucaristia, ma
siccome nello Spirito e mediante lo Spirito la Chiesa si costituisce pure in
Madre spirituale e verginale dei figli adottivi di Dio[5],
offre a Dio anche i suoi figli adottivi, i battezzati, nel sacrificio
eucaristico di Cristo Capo, perché essi sono stati incorporati al Corpo Mistico
del Figlio di Dio. Da membra del Corpo, sono offerti dalla Chiesa nel
sacrificio del Corpo e del Capo nell’altare. Maria Chiesa offre a Dio nello
Spirito d’Amore, il sacrificio di Cristo Capo rinnovato nell’Eucaristia ed il
sacrificio dei suoi figli, membra del Corpo Mistico di Cristo.
Da figli di Dio, offriamo
a Lui in adorazione il sacrificio eterno, divino ed infinito, il sacrificio
eucaristico di Cristo, sacrificio perffettissimo di riparazione, di espiazione
e di adorazione, che sale come olocausto spirituale di soave e delicato profumo
fino all’altare dei cieli; unico sacrificio degno della sua maestà eterna,
divina ed infinita, perché eterno, divino ed infinito.
Da figli della Chiesa e
membra del suo Corpo, uniamoci a Cristo Capo, che s’immola sull’altare come
nella croce, nel suo sacrificio eucaristico, rinnovazione sacramentale del suo
sacrificio in croce.
Da figli di Maria,
portati da Lei ed illuminati dallo Spirito Santo, uniamoci in questa Messa al
Cristo Eucaristico, il Figlio di Maria, che nello Spirito d’Amore si offre al
Padre come sacrificio di espiazione e di adorazione eterna.
[1] Cfr. Gabriel
María Roschini, La Madre de Dios,
Editorial Apostolado de la Prensa, Madrid 1962, 561.
[4] Cfr. Adrienne Von Speyr, L’Ancella del Signore. Maria, Jaca Book,
Milano 1986, 78.
[5] Cfr. Matthias
Josep Scheeben, Los misterios del
cristianismo, Ediciones Herder, Barcelona 1964, 203.