domingo, 21 de septiembre de 2014

Perché la messa è la rinnovazione del suo sacrificio sul Golgota e perché è lo stesso sacrificio celeste, è per noi il tempo della nostra adorazione al nostro Dio innalzato nell’Eucaristia



“...come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo...” (cfr. Gv 3, 14). Gesù parla della Sua Passione e morte in croce, nella quale consegnerà la sua vita come sacrificio fatto nell’onore di Dio.
         Gesù realizza il sacrificio della sua vita sull’altare della croce, come il supremo atto di culto e d’adorazione dato a Dio. Il suo sacrificio è la realtà ideale di tutto ciò che può essere offerto a Dio, e nessun sacrificio è più perfetto di questo, né è degno di essere offerto a Dio. Nessun sacrificio è gradevole a Dio all’infuori del sacrificio di Cristo sulla croce e, al contrario, tutto sacrificio - il nostro essere e la nostra vita, tutta, passata, presente e futura, col suo dolore, la sua gioia, le sue tribolazioni -, offerti sull’altare, diventano lode e onore e gloria di Dio se offerti in Cristo e con Cristo. Con questo sacrificio Cristo realizza la glorificazione di Dio più perfetta e reale; solo il suo sacrificio in croce è l’unico in grado di rendere onore e adorazione eterna e infinita, secondo lo merita l’Essere Perfettissimo di Dio. Mediante il suo sacrificio cruento sull’altare della croce, offre a Dio la sublime dimostrazione del suo eterno e infinito amore da Figlio e allo stesso tempo, acquista per gli uomini la salvezza eterna e la filiazione divina.
         Il sacrificio di Cristo sulla croce, che fu prefigurato nell’alzare del serpente da Mosè nel deserto, è il vero, unico e definitivo sacrificio della Nuova Alleanza; è il sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza, sigillato non più col sangue degli animali, come accadeva con l’Antica Alleanza, ma sigillato col Suo Sangue, il Sangue dell’Agnello Immacolato, sacrificato sulla croce. Mediante il Suo sacrificio, l’Uomo-Dio sancisce definitivamente, con un patto eterno e divino, l’Alleanza indissolubile d’amore tra Dio Trino e l’umanità, realizzando in esso un’ammirabile scambio di doni: da Dio Trino ci porta il Suo Amore sostanziale, lo Spirito Santo, e da noi porta a Dio la sua umanità glorificata, pressa dal seno della razza umana, porta la nostra carne e il nostro sangue che, glorificati in Lui e da Lui, rende onore e adorazione perfetta a Dio Trino.
          Il Suo sacrificio è eterno, e questo vuole dire non solo che non finisce mai, ma che continua ancora nel cielo, e continuerà eternamente, perché il Cristo innalzato sulla croce è Dio Eterno e perciò le sue azioni compiute da Uomo hanno una valenza eterna. Perciò il suo sacrificio, prefigurato da Mosè, realizzato e compiuto nel tempo, continua adesso nel cielo eternamente, come olocausto celeste, ma nel cielo il suo sacrificio sulla croce si fa presente come ricordo nel suo corpo spiritualizzato e glorificato: nell’olocausto celeste avviene la stessa immolazione della croce, ma adesso glorificata e spiritualizzata dallo Spirito di Dio. Vale a dire, due mille anni fa, gli uomini furono spettatori del suo sacrificio sulla croce, e adesso, nel cielo, gli angeli e gli spiriti beati godono e adorano il Cristo che si presenta davanti al Padre coi segni gloriosi della sua Passione, le piaghe del Suo Corpo, dalle quali non escono più Sangue, ma luce divina.
         Nonostante questo, noi non siamo stranei né lontani né a uno né all’altro evento - che in realtà è uno solo, nel mistero -, perché il sacrificio dell’altare collega entrambi due eventi, che è in realtà uno solo. Nell’Eucaristia il Cristo è innalzato sulla croce, il suo sacrificio si continua nell’Eucaristia, perché la separazione del suo Corpo e del suo Sangue sono rappresentate visibilmente per noi sull’altare mediante la consacrazione separata del pane e del vino; perciò nel sacrificio eucaristico si fa presente con la sua forza e con la sua realtà lo stesso sacrificio della croce e lo stesso sacrificio del cielo, ed è a questo sacrificio che noi dobbiamo unirci.
         Noi non vediamo né Mosè che innalza il serpente, né vediamo il Cristo innalzato sulla croce; ma, ancora meglio, assistiamo e siamo partecipi alla sacra liturgia del sacrificio eucaristico, nel quale si fa presente, nel mistero, nella sua realtà sostanziale, lo stesso sacrificio della croce, lo stesso sacrificio che è adesso presente nel cielo, come olocausto gradevole, davanti agli occhi di Dio.

         Nella messa il Figlio dell’Uomo viene innalzato sulla croce, nel oggi e adesso del tempo della Chiesa, come fu innalzato due mille anni fa, come si presenta adesso davanti al trono di Dio, col suo Corpo glorificato, con le sue piaghe coperte non da Sangue ma di Luce divina. Per questo, perché la messa è la rinnovazione del suo sacrificio sul Golgota e perché è lo stesso sacrificio celeste, è per noi il tempo della nostra adorazione al nostro Dio innalzato nell’Eucaristia.