“...come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia
innalzato il Figlio dell’Uomo...” (cfr. Gv
3, 14). Gesù parla della Sua Passione e morte in croce, nella quale consegnerà
la sua vita come sacrificio fatto nell’onore di Dio.
Gesù realizza il
sacrificio della sua vita sull’altare della croce, come il supremo atto di
culto e d’adorazione dato a Dio. Il suo sacrificio è la realtà ideale di tutto
ciò che può essere offerto a Dio, e nessun sacrificio è più perfetto di questo,
né è degno di essere offerto a Dio. Nessun sacrificio è gradevole a Dio
all’infuori del sacrificio di Cristo sulla croce e, al contrario, tutto
sacrificio - il nostro essere e la nostra vita, tutta, passata, presente e
futura, col suo dolore, la sua gioia, le sue tribolazioni -, offerti sull’altare,
diventano lode e onore e gloria di Dio se
offerti in Cristo e con Cristo. Con questo sacrificio Cristo realizza la
glorificazione di Dio più perfetta e reale; solo il suo sacrificio in croce è
l’unico in grado di rendere onore e adorazione eterna e infinita, secondo lo
merita l’Essere Perfettissimo di Dio. Mediante il suo sacrificio cruento
sull’altare della croce, offre a Dio la sublime dimostrazione del suo eterno e
infinito amore da Figlio e allo stesso tempo, acquista per gli uomini la
salvezza eterna e la filiazione divina.
Il sacrificio di Cristo
sulla croce, che fu prefigurato nell’alzare del serpente da Mosè nel deserto, è
il vero, unico e definitivo sacrificio della Nuova Alleanza; è il sacrificio
della Nuova ed Eterna Alleanza, sigillato non più col sangue degli animali,
come accadeva con l’Antica Alleanza, ma sigillato col Suo Sangue, il Sangue
dell’Agnello Immacolato, sacrificato sulla croce. Mediante il Suo sacrificio,
l’Uomo-Dio sancisce definitivamente, con un patto eterno e divino, l’Alleanza
indissolubile d’amore tra Dio Trino e l’umanità, realizzando in esso
un’ammirabile scambio di doni: da Dio Trino ci porta il Suo Amore sostanziale,
lo Spirito Santo, e da noi porta a Dio la sua umanità glorificata, pressa dal
seno della razza umana, porta la nostra carne e il nostro sangue che,
glorificati in Lui e da Lui, rende onore e adorazione perfetta a Dio Trino.
Il Suo sacrificio è eterno, e questo vuole
dire non solo che non finisce mai, ma che continua ancora nel cielo, e
continuerà eternamente, perché il Cristo innalzato sulla croce è Dio Eterno e
perciò le sue azioni compiute da Uomo hanno una valenza eterna. Perciò il suo
sacrificio, prefigurato da Mosè, realizzato e compiuto nel tempo, continua
adesso nel cielo eternamente, come olocausto celeste, ma nel cielo il suo
sacrificio sulla croce si fa presente come ricordo
nel suo corpo spiritualizzato e glorificato: nell’olocausto celeste avviene la
stessa immolazione della croce, ma adesso glorificata e spiritualizzata dallo
Spirito di Dio. Vale a dire, due mille anni fa, gli uomini furono spettatori
del suo sacrificio sulla croce, e adesso, nel cielo, gli angeli e gli spiriti
beati godono e adorano il Cristo che si presenta davanti al Padre coi segni
gloriosi della sua Passione, le piaghe del Suo Corpo, dalle quali non escono
più Sangue, ma luce divina.
Nonostante questo, noi
non siamo stranei né lontani né a uno né all’altro evento - che in realtà è uno
solo, nel mistero -, perché il sacrificio dell’altare collega entrambi due
eventi, che è in realtà uno solo. Nell’Eucaristia il Cristo è innalzato sulla
croce, il suo sacrificio si continua nell’Eucaristia, perché la separazione del
suo Corpo e del suo Sangue sono rappresentate visibilmente per noi sull’altare
mediante la consacrazione separata del pane e del vino; perciò nel sacrificio
eucaristico si fa presente con la sua forza e con la sua realtà lo stesso
sacrificio della croce e lo stesso sacrificio del cielo, ed è a questo
sacrificio che noi dobbiamo unirci.
Noi non vediamo né Mosè
che innalza il serpente, né vediamo il Cristo innalzato sulla croce; ma, ancora
meglio, assistiamo e siamo partecipi alla sacra liturgia del sacrificio
eucaristico, nel quale si fa presente, nel mistero, nella sua realtà
sostanziale, lo stesso sacrificio
della croce, lo stesso sacrificio che
è adesso presente nel cielo, come olocausto gradevole, davanti agli occhi di
Dio.
Nella messa il Figlio
dell’Uomo viene innalzato sulla croce, nel oggi e adesso del tempo della
Chiesa, come fu innalzato due mille anni fa, come si presenta adesso davanti al
trono di Dio, col suo Corpo glorificato, con le sue piaghe coperte non da
Sangue ma di Luce divina. Per questo, perché la messa è la rinnovazione del suo
sacrificio sul Golgota e perché è lo stesso sacrificio celeste, è per noi il
tempo della nostra adorazione al nostro Dio innalzato nell’Eucaristia.