viernes, 31 de diciembre de 2010

Santa Maria Madre di Dio


Maria è il roveto ardente che vide Mosè[1] (Ex 3, 1-4) , che arde senza essere toccato: il roveto è la sua umanità immacolata, il fuoco che lo fa ardere senza bruciarlo, è il fuoco dell’amore dello Spirito Santo.

Per la sua maternità e femminilità soprannaturale e glorificata, Maria è l’immagine e la rappresentazione dello Spirito Santo[2]. Allo stesso modo come nella Trinità lo Spirito Santo è il vincolo d’amore tra il Padre ed il Figlio, Maria è il vincolo d’amore tra il Padre ed il Figlio fatto uomo. Non essendo né madre né sposa nel senso umano delle parole, ma soprannaturalmente, miracolosamente, Maria, nello Spirito Santo e per lo Spirito Santo, è il vincolo d’amore tra il Padre ed il suo Figlio umanato[3]. Nello Spirito Santo, vincolo d’amore tra il Padre ed il Figlio, invasa e ripiena da questo Spirito divino, Puro e Verginale, Maria si fa il vincolo d’amore tra il Padre e questo Figlio suo fatto uomo. Maria Vergine unisce, col suo amore divino-umano, col suo amore purissimo di Madre Vergine e con l’amore purissimo e castissimo dello Spirito Santo, il Padre ed il Figlio venuto al mondo da Bambino.

Nata senza peccato originale per i meriti della Passione del suo Figlio, Maria era la piena di grazia divina, la piena di vita divina; possedeva in sé la purezza e l’amore di Dio. Tutto il suo essere, dalla sua radice più profonda, era ripieno dallo Spirito di Dio, dalla luce e l’amore divino, perciò la sua femminilità non era una femminilità naturale, uguale a quella di qualsiasi donna, ma una femminilità soprannaturale, una femminilità innalzata e dignificata dall’azione di Dio in essa e perciò Maria era l’unica dimora degna per l’Incarnazione del Verbo.

Per avere questa femminilità soprannaturale, Maria è la Donna Immacolata, in cui tutto l’essere è penetrato dalla purezza ed il soave profumo della natura divina, e perciò non ha in sé nessun desiderio umano, se non quello di adorare ed amare il mistero del Verbo eterno che volle nascere nel tempo dal suo grembo convertendola nella Sua Madre, nella Madre di Dio.

È veramente Madre di Dio non per aver generato Maria la natura divina del Verbo, giacchè il Verbo è Verbo Divino da tutta l’eternità, se non per aver generato una natura umana –composta di corpo ed anima- assunta nell’unità della Persona del Verbo; generò, nel tempo, secondo l’umanità, una persona eterna, avente l’umanità e la divinità[4]. Può essere veramente chiamata Madre di Dio perché il Figlio Eterno di Dio fattosi uomo, unendo alla sua Persona la natura umana, è stato concepito nella sua umanità ed è nato nel tempo dalla natura umana di Maria, e siccome la concezione e la nascita di una persona la si attribuisce secondo quella natura nella quale è stata concepita ed è nata, si può dire che Maria è Madre di Dio[5]. Vuole dire che il Figlio generato miracolosamente da Maria è personalmente il Figlio di Dio[6]; è Dio nella Persona del Verbo.

Nel purissimo grembo di Maria, si realizza dunque la più meravigliosa opera ad extra della Trinità, il mistero più affascinante di tutti i tempi, infinitamente più grande e bello della creazione, mistero davanti al quale non ci sono parole per descriverlo nella sua maestà: il mistero dell’Incarnazione del Verbo. Soltanto Lei poteva compiere la funzione di essere la Madre di Dio; soltanto il suo Immacolato grembo poteva recepire l’infinito Amore di Dio, lo Spirito Santo, che creò il corpo e l’anima umana di Gesù e li unì al Verbo di Dio, secondo la volontà del Padre.

Il Verbo, Dio Onnipotente, Figlio Unigenito del Padre, perfettissimo come il suo Padre per aver ricevuto da Lui la perfettissima natura divina, generato eternamente dal Padre, esce dal Padre, e senza lasciare di essere ciò che è, vale a dire, Dio tre volte santo, scende dal suo cielo di maestà per incarnarsi in quest’altro cielo di maestà che è il grembo di Maria. La Persona del Figlio del Padre, guidata dall’amore al Padre, guidata dallo Spirito d’Amore, lo Spirito Santo, senza lasciare il suo Essere divino ed eterno, senza lasciare la sua natura divina, si fa così piccolo da poter annidare in un mucchio di cellule umane e inizia, Lui, la Persona del Figlio Unigenito, l’Eterno, l’Inafferrabile, la sua esistenza umana per compiere il suo mistero Pasquale, la sua Passione e Risurrezione.

Il Figlio Unigenito del Padre lascia il suo eterno paradiso che è amare il suo Padre con l’amore dello Spirito Santo, per annidarsi in un altro paradiso, più piccolo, ma non di meno gioioso per Lui, l’amoroso grembo verginale e maternale dell’Immacolata Concezione, unico luogo dove poteva accadere questa meravigliosa opera della Trinità. L’Eterno ingressa nel tempo, l’Invisibile si fa visibile, l’Onnipotente si fa debole, il Dio Eterno è concepito verginalmente come un Bambino di uomo.

Accogliendo la Persona divina del Verbo del Padre, generato eternamente, che ha assunto un corpo umano ed un’anima umana[7], e dandogli Lei della sua sostanza, della sua carne, affinché l’Invisibile si faccia Visibile, affinché il mistero nascosto in Dio dall’eternità si manifesti agli uomini, Maria Vergine si fa Madre di Dio[8], la “Madre dell’Amore Bello”[9].

Per ultimo, la maternità divina di Maria ci raggiunge nel tempo perché il suo Figlio continua ad essere concepito in ogni messa nel seno della Chiesa, secondo il modello della sua maternità divina. La sua maternità divina è il modello ed il fondamento per la concezione e la nascita spirituale di Cristo nella Chiesa attraverso il sacerdozio: allo stesso modo come Maria per la potenza dello Spirito Santo concepì il Figlio di Dio e lo fece scendere dal cielo per dargli la sua forma visibile, allo stesso modo il sacerdote, per la potenza dello Spirito Santo, concepisce il Figlio di Dio fatto uomo e lo depone nel grembo della Chiesa sotto le specie eucaristiche[10].

Iniziamo questo nuovo anno sotto la luce della maternità divina di Maria; a Lei, nostra Madre, chiediamo la protezione, al suo Cuore Immacolato ci consacriamo in persona e consacriamo con noi tutte le nostre famiglie ed il mondo intero, affinché Lei trasformi i nostri cuori nel suo Cuore, un Cuore trasformato ed illuminato dal divino splendore di Cristo Eucaristia, un Cuore che, come il roveto ardente, arde eternamente, senza essere bruciato, col fuoco divino dello Spirito Santo.


[1] Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, Liturgia delle ore, Antífona 3ª de las Segundas Vísperas de la Solemnidad de Santa María, Madre de Dios, Libreria Editrice Vaticana2, 2002, 478.

[2] Cfr. Matthias Josep Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964, …

[3] Cfr. ibidem, …

[4] Cfr. E. Brocchieri, Sintesi Mariana, Edizione Paoline, Roma 1957, 79-80.

[5] Cfr. Santo Tomás de Aquino, Suma Teológica, III, q. 27, a. 5.

[6] Cfr. Juan Alfaro, Cristo, Sacramento del Padre, Gregorianum, ...

[7] Nel 451, il Concilio di Calcedonia, contro coloro che ammettevano in Cristo una sola natura, quella divina, essendo l’umana come assorbita dalla divina, definiva: Cristo “è perfetto nella divinità e perfetto nell’umanità, vero Dio e vero uomo, composto di anima razionale e corpo, consustanziale al Padre secondo la divinità, consustanziale a noi secondo l’umanità; prima dei secoli generato secondo la divinità del Padre; negli ultimi tempi secondo l’umanità generato da Maria Vergine, genitrice di Dio per noi e per la nostra salvezza” (Denzinger, 148). Questa defiinizione fu poi ripresa nel 680 dal II Concilio di Costantinopoli: “Maria è veramente e propriamente Madre di Dio secondo l’umanità”; le due nature in Cristo sono “in confuse, inconvertibiliter, inseparabiliter, indivise” (Denzinger, 290).

[8] Il Concilio di Efeso, nell’anno 431, definì: “Chi non crede che l’Emmanuele sia vero Dio e per conseguenza nega che Maria sia Madre di Dio, sia anatema” (Denzinger 113).

[9] Dom Augustin Guillerand Charteux, Contemplations Mariales, Roma 1959, 58ss.

[10] Cfr. Matthias Joseph Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964, 577.

martes, 21 de diciembre de 2010

Natale è partecipare alla Nascita di Gesù


In questa fase dell’anno liturgico, inizio del Natale, ricordiamo il periodo della vita di Gesù che si estende dalla sua nascita fino alla sua manifestazione visibile, vale a dire la Natività e la Epifania. La Chiesa, che è Madre, ci fa meditare sulla vita di Cristo e noi, da figli della Chiesa, commemoriamo, ricordiamo, la nascita miracolosa di Gesù a Betlemme.

Cosa significa commemorare e ricordare la nascita del nostro Salvatore, Gesù Cristo? Qual è il rapporto tra noi, che in questa messa ricordiamo oggi la nascita di Gesù accaduta due milla anni fa?

Non è intenzione della Chiesa farci fare soltanto un esercizio psicologico, ricordando con la mente la vita di Gesù. La Chiesa non vuole soltanto una forma di partecipazione nostra ridotta all’unione morale, solo della volontà. Questo possono farlo anche altre chiese, come la protestante e il solo fatto di ricordare o di meditare sulla vita di Gesù potrebbe farlo anche un non cristiano. Si tratta non semplicemente di contemplare e imitare nel sentimento la nascita terrena del Signore, nei suoi particolari.

Noi cattolici siamo chiamati a celebrare il mistero di Cristo, unendoci personalmente a Lui, il nostro Salvatore; siamo chiamati ad unirci a Lui non solo con la volontà, ma con la nostra persona, alla Persona divina di Cristo, regnante nel cielo, che abita col suo Spirito nella Chiesa e nelle singole anime e personalmente nell’Eucaristia. Siamo chiamati a celebrare e a fare nostra, a possedere nella realtà, il mistero della sua vita terrena, della sua nascita a Betlemme, come qualcosa che ci appartiene perché è parte reale delle nostre persone; come cattolico, sono chiamato a possedere come proprietà mia questa grande realtà della vita di Cristo, della sua nascita, che è la mia salvezza.

La Chiesa pretende qualcosa di più profondo, più misterioso, più meraviglioso, di un semplice ricordo psicologico, di una mera unione con la volontà. Ciò che la Chiesa vuole che noi facciamo è che ci uniamo, non solo con la volontà, ma sostanzialmente, al mistero di Cristo, alla Persona di Cristo; la Chiesa vuole la nostra unione reale, fisica, con Cristo, l’Uomo-Dio, nato come un Bambino. Vuole che noi possediamo Cristo Bambino come proprietà nostra personale.

Cristo, che è il Sole di giustizia che illumina e dà vita e gioia agli spiriti beati dell’altro mondo, è la Lampada della Nuova Gerusalemme, che splende eternamente con la luce divina, e ci dona i suoi raggi di luce eterna attraverso il tempo liturgico, attraverso la liturgia, attraverso la messa. Lui, con la sua intera vita, che incominciò nel seno della Vergine e che non avrà termine per tutta l’eternità, è, nella sua totalità, il grande mistero di salvezza, nascosto dall’eternità in Dio, ma ora divenuto manifesto nella Chiesa, nella sua liturgia, nella sua messa. È con questo Cristo, nato a Betlemme, Dio eterno e unico Salvatore, che regna per i secoli senza fine, con il quale vuole la Chiesa che ci uniamo.

E la nostra unione col Cristo regnante nel cielo e la nostra possessione della sua vita nel tempo avviene nel tempo liturgico, nella liturgia, perché attraverso di essa ci si fa presente nel nostro tempo la vita eterna di Cristo; questa unione si concretizza e materializza nell’Eucaristia perché nell’Eucaristia ci si fa Presente la sua Persona divina.

Se Lui è Luce da Luce, è la Luce divina del Padre, la sua intera vita terrena, anche gli avvenimenti più umili e nascosti, come la sua nascita a Betlemme e come la sua morte miseranda sul Calvario, sono in realtà manifestazioni della luce divina, nascosta questa luce divina sotto le veste di una natura umana, nascosta in un Bimbo nato da una Vergine. La liturgia riproduce questo mistero di Cristo e questa luce; fa presente, per noi, sotto i segni sacramentali, questo suo mistero di salvezza. Perciò la liturgia, la messa, è uno splendore di luce e di gloria divina ed eterna in mezzo a noi.

Nell’anno liturgico noi dobbiamo vivere nel mistero, attraverso la liturgia, questa vita di Cristo Signore, il suo cammino dal seno della Vergine, dalla grotta di Betlemme fino al trono della divina maestà nell’alto dei cieli. Il tempo liturgico del Natale ci permette rivivere, nel mistero, la fase terrena della sua vita che va dall’Incarnazione fino alla sua nascita miracolosa da Maria Vergine. Perciò, per il fatto di essere la liturgia la manifestazione e la rinnovazione terrena del mistero eterno di Cristo, per noi, la sua nascita non è più l’ignorata venuta al mondo di un Bambino in Betlemme, pieno di povertà e umiliazione, anche se la povertà umana era invisibilmente glorificata dalla luce dell’amore e della magnificenza divina. Questa nascita è ora l’Epifania, la manifestazione, della divinità in carne umana per la Redenzione e la santificazione del mondo[1].

Come partecipare della Nascita di Gesù? Come unirci sostanzialmente, personalmente a Lui, Verbo Eterno del Padre nato nel tempo? L’evento che ci collega al Natale di Gesù Bambino e a Gesù Cristo Figlio del Padre è il mistero della messa, il mistero dell’Eucaristia. È soltanto nell’Eucaristia, nella santa messa di Natale –l’unica e vera festa del Natale-, dove noi ci uniamo personalmente a Cristo, Figlio eterno del Padre, nato nel tempo da Maria. Nell’Eucaristia i tre misteri sono connessi tra loro: la Trinità, il Natale o Incarnazione, e l’Eucaristia, ci presentano l’unico Figlio di Dio; nel grembo del Padre, nel grembo della Vergine, nel grembo della Chiesa. In tutti questi misteri Lui si trova occulto ai nostri occhi corporali ed spirituali, e soltanto la fede soprannaturale può farci vedere al Figlio eterno del Padre nato come Bambino a Betlemme, Presente in Persona nell’Eucaristia.


[1] Cfr. Odo Casel, Il mistero del culto cristiano, 114.

jueves, 9 de diciembre de 2010

Avvento, attesa della venuta del Messia


Siamo nel tempo di Avvento, siamo all’attesa della venuta del Messia; facciamo una commemorazione della sua nascita. Ma non è soltanto un ricordo; è molto di più: è una “memoria” che ricorda e fa presente l’evento di salvezza. La memoria cristiana ricorda sì i fatti meravigliosi compiuti da Dio nel passato, ma fa presente; nel momento che celebra i sacramenti, gli stessi fatti salvifici, vale a dire, attua e attualizza la redenzione.

In ogni sacramento, e questo è valido soprattutto per l’Eucaristia, re-viviamo in atto la presenza salvifica del Redentore Gesù. Memoria del passato, attualizzazione del presente, attesa del futuro di gloria. Ecco i tre momenti salvifici presenti in ogni sacramento, in ogni Messa. Questo vuol dire che oggi nella Messa faremo memoria degli atti salvifici di Gesù, ma anche faremo presenti questi stessi atti, ri-viviremo la presenza salvifica di Gesù. Gesù stesso si farà presente personalmente, scenderà dal cielo per rimanere tra noi nell’Eucaristia, per abitare nelle nostre anime. Mangeremo il suo corpo glorioso, l’Eucaristia, e così rimarremmo nell’attesa della sua seconda venuta. Aspettiamo il suo ritorno definitivo nella gloria del Padre.

In questi giorni di Avvento, la Chiesa ci ha presentato la figura di Giovanni Battista. C’è un paragone tra Giovanni Battista e la Chiesa: la Chiesa fa in questi ultimi tempi, fino alla seconda venuta del Salvatore, la stessa funzione del Battista.

Così come il Battista predicava l’imminente inizio del tempo messianico, perché Gesù, che era già presente tra gli uomini, e doveva cominciare tra poco la sua manifestazione come Dio, così la Chiesa annunzia agli uomini del nostro tempo che Gesù, che è già presente tra noi nell’Eucaristia, arriverà pronto manifestandosi come Dio Onnipotente.

Come il Battista, che predicava nel deserto, e vestiva poveramente e viveva nella povertà, così la Chiesa predica nel deserto, che sono le grande città, le zone rurali, tutta la civiltà del nostro tempo. Come il Battista, la vera Chiesa vive la povertà.

Quando il Battista predicava, c’erano pochissimi che ascoltavano la voce nel deserto che annunziava la Venuta del Messia; allo stesso modo, quando la Chiesa annunzia che il Regno di Dio è la Persona di Gesù e che Gesù verrà a giudicare il mondo, sono pochissimi coloro che ascoltano.

Come il Battista ebbe nemici che lo portarono alla morte martoriale, nella testimonianza di Gesù, così accadrà alla Chiesa –e accade adesso-: sarà perseguitata e martirizzata, perché darà la sua vita in testimonianza del suo Sposo, Gesù.

Il destino martoriale del Battista e della Chiesa, non è altra cosa che la partecipazione al sacrificio martoriale di Gesù nella croce.

Come il Battista battezzava, così la Chiesa battezza. Ma siccome il battesimo della Chiesa è il battesimo di Gesù, c’è una differenza.

Siamo nel tempo dell’Avvento, tempo di attesa della venuta del Messia, il Bambino Dio. Noi commemoriamo la prima venuta, ed aspettiamo la seconda. In questi giorni, il Vangelo ci ha parlato dei tempi precedenti alla manifestazione pubblica del Messia.

Quello che annunzia la manifestazione del Messia è Giovanni Battista. Cosa rappresenta Giovanni Battista?

Rappresenta il fine dei tempi della legge antica, e l’inizio della legge nuova. Lui annunzia l’imminente arrivo dell’era messianica, l’inizio del compiersi delle profezie fatte sul Messia. Lui sa di non essere Lui il Messia, sa che lui è soltanto un uomo, e che il Messia è invece Dio fatto uomo, che il Messia è l’Uomo-Dio.

La sua missione è annunziare che il Messia è arrivato, che i tempi del regno delle tenebre è scaduto, e che è incominciato il tempo escatologico del Regno di Dio. “Convertitevi”, dice Giovanni, “perché questo regno di Satana, regno delle tenebre e della menzogna, finirà, e arriverà il regno di Gesù, il regno della luce e della verità, e questo regno non è altra cosa che la stessa Persona di Gesù.

Ciò che Battista annunzia è l’inizio dell’attività pubblica di Gesù: Gesù manifesterà con le sue opere –i miracoli- che Lui è Dio, il Verbo Eterno di Dio, generato eternamente dal Padre, che adesso cammina tra gli uomini, guarendoli, confortandoli, portandoli la salvezza nella sua Persona.

Giovanni chiede la conversione del cuore verso Dio, chiede di lasciare di fare le opere delle tenebre, perché arriva tra gli uomini la Luce Incerata, la Luce Eterna che illumina la Gerusalemme celeste, la Luce che è l’Agnello Immacolato, Gesù.

Giovanni battezza con acqua, ma il suo battessimo non provoca nessuna trasformazione all’interno dell’essere dell’uomo. L’importanza del suo battesimo è quella di provocare un cambiamento del cuore e perciò degli atti, che da questo momento devono essere buoni, perché il Dio Buono è disceso dal Cielo e abita tra di noi. Ma è Lui stesso a dire che Gesù battezzerà con lo Spirito. Com’è questo battesimo di Gesù?

Il battesimo di Gesù è un battesimo dello Spirito Santo, il che tocca, attinge la profondità più intima dell’essere umano, trasformandolo e rinnovandolo dal profondo.

Prima dell’arrivo dello Spirito di Gesù, l’anima si trova immersa nell’oscurità, è piena di tenebre, e si trova fuori da Dio, prigioniera di Satana e del suo regno. Questa è la conseguenza del peccato originale, il dominio del Re degli inferi sull’anima. Perciò coloro che muoiono senza il battesimo, mai riescono a vedere a Dio, per tutta l’eternità.

Invece dopo il battesimo di Gesù, che battezza con acqua e con lo Spirito, l’anima viene liberata dal dominio di Satana, perché l’anima è bagnata e pulita col sangue di Gesù.

Nel battesimo l’acqua, santificata dal potere dello Spirito Santo, espulsa il Re delle tenebre dall’anima, e abilita l’anima trasformandola in una dimora della Trinità. Nel battessimo è il sangue di Cristo a purificare e santificare l’anima, perché è il sangue di Dio, del Verbo Incarnato.

Perciò al contatto col Sangue di Gesù, nell’anima cessa il dominio delle tenebre, e incomincia ad abitare la Trinità.

Grazie al sacrificio in croce di Gesù, il suo sangue rende l’anima dimora della Trinità. Questa anima appartiene a Gesù, perché Gesù l’acquistata col suo sangue. Col suo sangue versato sull’anima, Gesù sigilla la Nuova Alleanza, l’Alleanza Eterna nel suo sangue, il sangue dell’Alleanza Nuova ed eterna.

Gesù versa il suo sangue sull’anima e la pulisce e la purifica, togliendogli il peccato originale. Il suo sacrificio come Agnello fa sì che l’ira divina su quella anima si lontani, e fa sì che Dio la guardi con amore e misericordia. Ma il sangue di Gesù fa molto di più di togliere il peccato, il che è già un opera propria di Dio. Gesù, col suo sangue, si dona se stesso all’anima, affinché l’anima abbia un rapporto personale d’amore con Lui, e anche per portarla al Padre, sempre nell’amore dello Spirito Santo.

Il sangue di Gesù, il sangue della Nuova Alleanza, versato nel sacrificio dell’altare, nel sacrificio eucaristico, ha il compito di portare alla pienezza dell’essere e dell’amore dell’uomo: la comunione personale con la Trinità, che è il fine per il cui siamo stati creati.

In ogni Messa, l’Agnello Immacolato si immola per noi, e ci versa il suo sangue sulle nostre anime, ci dà a mangiare il suo corpo; in ogni Messa Lui viene alle porte delle nostre anime, e ci chiede di entrare, per santificarci e rallegrarci con la sua Presenza, e con la Presenza del Padre e dello Spirito Santo.

lunes, 6 de diciembre de 2010

Cristo caccia via i demoni col potere divino


Cristo realizza un miracolo: caccia via i demoni col potere divino (cfr. Lc 4, 31-37). I demoni obbediscono alle parole di Cristo, perché riconoscono il potere di Dio che in esse viene trasmesse. Il potere dell’inferno nulla puó fare davanti al potere di Dio.

Ma non soltanto Cristo fa i miracoli. Anche i suoi discepoli fanno i miracoli. Chè cosa dimostrano i miracoli, quelli fatti da Cristo e quelli fatti dai discepoli?

I miracoli fatti da Cristo dimostrano che Dio operava in Lui in maniera, soprannaturale, che era con Lui e in Lui in maniera speciale[1]. Ma anche i miracoli fatti dai discepoli e i santi lungo tutta la storia della chiesa Cattolica dimostrano questo: che Dio opera in loro e con loro in maniera soprannaturale. Sia Cristo che i discepoli, che i santi, tutti cacciano via i demoni, guariscono gli ammalati, risuscitano i morti.

Qual’è la differenza tra i miracoli realizzati da Cristo e quelli degli apostoli e i santi?

La differenza è che i miracoli realizzati da Cristo sono fatti da Lui con la forza ed il potere divino che scaturiscono da Lui, che gli appartengono, per diritto proprio, per il fatto di essere Lui il Verbo Incarnato, l’Uomo-Dio. Lui, Cristo, è il Dio Onnipotente, e fa i miracoli con un potere che gli è proprio.

Invece i santi, gli apostoli, fanno dei miracoli non con un potere proprio, ma col potere dell’Uomo-Dio Gesú; loro sono uno strumento nelle mani di Gesú, attraverso i quali Gesú opera ed agisce invisibilmente. Loro fanno i miracoli, ma nel nome e col potere di Gesú.

L’altra differenza è che i miracoli fatti da Gesú confermano le parole di Gesú: Lui si presenta davanti agli uomini come l’Emanuelle, Dio tra noi, come l’Uomo-Dio, uguale a Dio in potere, in maestá ed in gloria, e fa dei miracoli che possono essere fatti soltanto da Dio. i miracoli suoi testimonio ció che Lui dice di se stesso: che Lui è Dio.

I miracoli di Gesù non sono finiti. Tutti i giorni, in ogni messa, Lui continua a realizzare il miracolo piú grande, piú meraviglioso e misterioso di tutti, la conversione del pane e del vino nel suo Corpo e nel suo Sangue.

In ogni messa, Lui realizza , per mezzo i sacerdoti ministeriali, il miracolo piú affascinante di tutti, l’Eucaristia.


[1] Cfr. Matthias Josep Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964.