martes, 21 de diciembre de 2010

Natale è partecipare alla Nascita di Gesù


In questa fase dell’anno liturgico, inizio del Natale, ricordiamo il periodo della vita di Gesù che si estende dalla sua nascita fino alla sua manifestazione visibile, vale a dire la Natività e la Epifania. La Chiesa, che è Madre, ci fa meditare sulla vita di Cristo e noi, da figli della Chiesa, commemoriamo, ricordiamo, la nascita miracolosa di Gesù a Betlemme.

Cosa significa commemorare e ricordare la nascita del nostro Salvatore, Gesù Cristo? Qual è il rapporto tra noi, che in questa messa ricordiamo oggi la nascita di Gesù accaduta due milla anni fa?

Non è intenzione della Chiesa farci fare soltanto un esercizio psicologico, ricordando con la mente la vita di Gesù. La Chiesa non vuole soltanto una forma di partecipazione nostra ridotta all’unione morale, solo della volontà. Questo possono farlo anche altre chiese, come la protestante e il solo fatto di ricordare o di meditare sulla vita di Gesù potrebbe farlo anche un non cristiano. Si tratta non semplicemente di contemplare e imitare nel sentimento la nascita terrena del Signore, nei suoi particolari.

Noi cattolici siamo chiamati a celebrare il mistero di Cristo, unendoci personalmente a Lui, il nostro Salvatore; siamo chiamati ad unirci a Lui non solo con la volontà, ma con la nostra persona, alla Persona divina di Cristo, regnante nel cielo, che abita col suo Spirito nella Chiesa e nelle singole anime e personalmente nell’Eucaristia. Siamo chiamati a celebrare e a fare nostra, a possedere nella realtà, il mistero della sua vita terrena, della sua nascita a Betlemme, come qualcosa che ci appartiene perché è parte reale delle nostre persone; come cattolico, sono chiamato a possedere come proprietà mia questa grande realtà della vita di Cristo, della sua nascita, che è la mia salvezza.

La Chiesa pretende qualcosa di più profondo, più misterioso, più meraviglioso, di un semplice ricordo psicologico, di una mera unione con la volontà. Ciò che la Chiesa vuole che noi facciamo è che ci uniamo, non solo con la volontà, ma sostanzialmente, al mistero di Cristo, alla Persona di Cristo; la Chiesa vuole la nostra unione reale, fisica, con Cristo, l’Uomo-Dio, nato come un Bambino. Vuole che noi possediamo Cristo Bambino come proprietà nostra personale.

Cristo, che è il Sole di giustizia che illumina e dà vita e gioia agli spiriti beati dell’altro mondo, è la Lampada della Nuova Gerusalemme, che splende eternamente con la luce divina, e ci dona i suoi raggi di luce eterna attraverso il tempo liturgico, attraverso la liturgia, attraverso la messa. Lui, con la sua intera vita, che incominciò nel seno della Vergine e che non avrà termine per tutta l’eternità, è, nella sua totalità, il grande mistero di salvezza, nascosto dall’eternità in Dio, ma ora divenuto manifesto nella Chiesa, nella sua liturgia, nella sua messa. È con questo Cristo, nato a Betlemme, Dio eterno e unico Salvatore, che regna per i secoli senza fine, con il quale vuole la Chiesa che ci uniamo.

E la nostra unione col Cristo regnante nel cielo e la nostra possessione della sua vita nel tempo avviene nel tempo liturgico, nella liturgia, perché attraverso di essa ci si fa presente nel nostro tempo la vita eterna di Cristo; questa unione si concretizza e materializza nell’Eucaristia perché nell’Eucaristia ci si fa Presente la sua Persona divina.

Se Lui è Luce da Luce, è la Luce divina del Padre, la sua intera vita terrena, anche gli avvenimenti più umili e nascosti, come la sua nascita a Betlemme e come la sua morte miseranda sul Calvario, sono in realtà manifestazioni della luce divina, nascosta questa luce divina sotto le veste di una natura umana, nascosta in un Bimbo nato da una Vergine. La liturgia riproduce questo mistero di Cristo e questa luce; fa presente, per noi, sotto i segni sacramentali, questo suo mistero di salvezza. Perciò la liturgia, la messa, è uno splendore di luce e di gloria divina ed eterna in mezzo a noi.

Nell’anno liturgico noi dobbiamo vivere nel mistero, attraverso la liturgia, questa vita di Cristo Signore, il suo cammino dal seno della Vergine, dalla grotta di Betlemme fino al trono della divina maestà nell’alto dei cieli. Il tempo liturgico del Natale ci permette rivivere, nel mistero, la fase terrena della sua vita che va dall’Incarnazione fino alla sua nascita miracolosa da Maria Vergine. Perciò, per il fatto di essere la liturgia la manifestazione e la rinnovazione terrena del mistero eterno di Cristo, per noi, la sua nascita non è più l’ignorata venuta al mondo di un Bambino in Betlemme, pieno di povertà e umiliazione, anche se la povertà umana era invisibilmente glorificata dalla luce dell’amore e della magnificenza divina. Questa nascita è ora l’Epifania, la manifestazione, della divinità in carne umana per la Redenzione e la santificazione del mondo[1].

Come partecipare della Nascita di Gesù? Come unirci sostanzialmente, personalmente a Lui, Verbo Eterno del Padre nato nel tempo? L’evento che ci collega al Natale di Gesù Bambino e a Gesù Cristo Figlio del Padre è il mistero della messa, il mistero dell’Eucaristia. È soltanto nell’Eucaristia, nella santa messa di Natale –l’unica e vera festa del Natale-, dove noi ci uniamo personalmente a Cristo, Figlio eterno del Padre, nato nel tempo da Maria. Nell’Eucaristia i tre misteri sono connessi tra loro: la Trinità, il Natale o Incarnazione, e l’Eucaristia, ci presentano l’unico Figlio di Dio; nel grembo del Padre, nel grembo della Vergine, nel grembo della Chiesa. In tutti questi misteri Lui si trova occulto ai nostri occhi corporali ed spirituali, e soltanto la fede soprannaturale può farci vedere al Figlio eterno del Padre nato come Bambino a Betlemme, Presente in Persona nell’Eucaristia.


[1] Cfr. Odo Casel, Il mistero del culto cristiano, 114.

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