lunes, 24 de diciembre de 2012

Offriamoli il nostro povero cuore, per accogliere il Bambino Gesù e lo facciamo per tutti quelli che lo rifiutano



(Natività - Mt 1, 18-24)
            La Parola di Dio ci parla oggi del mistero dell’Incarnazione del Verbo: “Maria… si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”.
            Questo mistero è il principale della nostra fede. È il mistero che fa sì che la nostra Chiesa sia l’unica Chiesa vera tra tutte le Chiese. Perché è la Chiesa dove la Parola di Dio si incarna e si comunica agli uomini. I misteri della Chiesa scaturiscono dalla Trinità e si presentano a noi per darci a conoscere a Dio, ma, anche una volta conosciuti, rimangono inafferrabili.
            L’Incarnazione fa sì che la nostra Chiesa sia una Chiesa dei misteri: i misteri di Cristo, i misteri della sua vita, Passione, morte e risurrezione.
            L’Incarnazione è un mistero, ma questo non vuol dire “irragionevole”. Vuol dire “irraggiungibile”, ma, allo stesso tempo, ragionevole. Meglio ancora, sopraragionevole, sopranaturale. Non è contrario alla ragione umana dire: “Dio si è incarnato e si è fatto uomo senza lasciare di essere Dio”. È qualcosa che non è irragionevole, ma rimane sempre nel mistero, che è inesauribile, perché è il mistero di Dio. Il mistero della fede e come mai il Dio Onnipotente ed Eterno, ha voluto incarnarsi, vale a dire, essendo Dio, farsi Bambino, essendo Onnipotente, farsi debole, essendo Eterno, nascere nel tempo.
            L’Incarnazione è un opera della Trinità: è il Padre ad inviare il Figlio, nell’amore dello Spirito Santo. Ma è soltanto il Figlio ad assumere una natura umana, ad incarnarsi.
“…quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo”: lo Spirito Santo ha un ruolo centrale nell’incarnazione: il Padre invia il Figlio nello Spirito d’Amore, verso gli uomini e verso il Figlio; il Figlio obbedisce nello Spirito d’Amore al Padre, e lo Spirito Santo, Spirito d’Amore, crea il corpo e l’anima umana di Gesù all’interno del grembo virginale e purissimo di Maria per amore al Padre, al Figlio e agli uomini.
L’Incarnazione dunque è un mistero d’Amore, dell’amore della Trinità verso gli uomini. Un amore che non siamo in grado di capire –e anche qualche volta non vogliamo capire- perché è l’Amore di un Dio verso la sua creatura, l’uomo, un amore divino, infinito, senza misura. Un amore eterno, come Dio: “Dio è amore”. E siccome Dio è eterno, così il suo amore per noi.
È questo amore di Dio, lo Spirito Santo, quel che porta ad attuare l’opera dell’Incarnazione. Ciò che si è generato in Maria Vergine è opera dello Spirito Santo: è stato generato in Maria Vergine la natura umana di Gesù, che si è unita immediatamente alla Persona divina del Verbo. Così Gesù è Dio –Seconda Persona della Trinità- e uomo allo stesso tempo. Vero Dio e vero Uomo, generato nell’eternità dalla stessa sostanza del Padre, nato nel tempo dalla Vergine Maria.
Questo è il mistero della fede cattolica: Gesù è il Verbo eterno di Dio che opera attraverso la sua natura umana.
Quale lo scopo di tutta questa opera della Trinità? Lo scopo è introdurre, alla creatura creata, nel grembo della Trinità, affinché questa creatura abbia, per tutta l’eternità, un rapporto personale d’amore con le Persone della Trinità.
Perciò la nostra religione, l’unica vera, è la religione dei misteri, i misteri dell’amore di Cristo Dio; i misteri di cui Dio Trino, che vuole avere la sua creatura con Lui per i secoli senza fine.
Prossimi a commemorare il Natalizio di Gesù, possiamo vedere con certa tristezza che, come diceva Santa Teresa di Gesù, “l’Amore non è amato”. Si preferisce, in uno brusco scambio, i maghi all’amore trinitario di Dio.
Oggi, tantissimi, hanno dimenticato Dio. Si può dire che Dio non c’entra niente con la vita quotidiana della stragrande maggioranza dei cittadini di tutti i paesi. È più attraente dedicarsi alla magia, confidare negli stregoni o, peggio ancora, pensare solo a lavorare e “sfruttare la vita”.
Al commemorare la sua venuta al mondo, che è la venuta di Lui, la luce, la verità, la pace, vediamo che c’è un immensa oscurità nei cuori degli uomini, lontani da Dio; non c’è verità, non c’è pace. C’è un immensa dimenticanza di Dio, che si è fatto Bambino per amore a noi. Per esempio, questo viene convalidato da statistiche fatte dal giornale “Leggo”, quel che viene distribuito nel metrò. Dice così nella sua edizione del lunedì 17 dicembre 2001[1]: “Altro che Babbo Natale. Cambiano i simboli della festa più amata ed attesa dagli italiani. E per i più piccoli questo anno il nuovo testimonial natalizio è Harry Potter, il maghetto che spopola in libreria, al cinema e in tv. Lo dichiarano sette bambini su dieci”.
Questa è l’immensa oscurità nella quale vive immerso il mondo di oggi: la oscurità di vivere lontani da Dio, che è luce.
Oggi come in Betlehem, c’è oscurità e freddo: il freddo dei cuori degli uomini senza Dio. Dio è l’amore, e se non c’è Dio nel cuore, c’è il freddo dell’egoismo, della violenza, dell’odio.
Oggi come in Betlehem, non c’è posto per il Bambino Dio: come non c’era posto negli alberghi per accogliere a Gesù che nasceva, così oggi non c’è posto nel cuore degli uomini, occupate da cose più importanti, come il lavoro, guadagnare i soldi, mangiare, festeggiare.
Oggi come in Betlehem, sono pochissimi coloro che si rendono conto che Gesù è nato a Betlehem, che Gesù Bambino è Dio e viene non soltanto a salvarci, ma a donarci il suo amore.
Oggi preferiscono Harry Potter, un film dove non si nomina Dio, dove l’odio ai nemici, le bugie, e l’apprezzo per la magia sono viste come cose buone e divertenti.
Ovviamente, voi e i bambini qui presenti preferiscono Gesù a Babbo Natale e a Harry Potter.
Facciamo del nostro cuore una grotta dove possa nascere il Dio Bambino.
Offriamoli il nostro povero cuore, per accoglierlo e lo facciamo per tutti quelli che lo rifiutano.


[1] Cfr. Daniela Cocchi, Leggo, Attualità, lunedì 17 dicembre 2001, 3.

viernes, 14 de diciembre de 2012

In questo Avvento, facciamo del nostro cuore una grotta dove possa nascere il Dio Bambino




(Mt 1, 18-24)
            La Parola di Dio ci parla oggi del mistero dell’Incarnazione del Verbo: “Maria… si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”.
            Questo mistero è il principale della nostra fede. È il mistero che fa sì che la nostra Chiesa sia l’unica Chiesa vera tra tutte le Chiese. Perché è la Chiesa dove la Parola di Dio si incarna e si comunica agli uomini. I misteri della Chiesa scaturiscono dalla Trinità e si presentano a noi per darci a conoscere a Dio, ma, anche una volta conosciuti, rimangono inafferrabili.
            L’Incarnazione fa sì che la nostra Chiesa sia una Chiesa dei misteri: i misteri di Cristo, i misteri della sua vita, Passione, morte e risurrezione.
            L’Incarnazione è un mistero, ma questo non vuol dire “irragionevole”. Vuol dire “irraggiungibile”, ma, allo stesso tempo, ragionevole. Meglio ancora, sopraragionevole, sopranaturale. Non è contrario alla ragione umana dire: “Dio si è incarnato e si è fatto uomo senza lasciare di essere Dio”. È qualcosa che non è irragionevole, ma rimane sempre nel mistero, che è inesauribile, perché è il mistero di Dio. Il mistero della fede e come mai il Dio Onnipotente ed Eterno, ha voluto incarnarsi, vale a dire, essendo Dio, farsi Bambino, essendo Onnipotente, farsi debole, essendo Eterno, nascere nel tempo.
            L’Incarnazione è un opera della Trinità: è il Padre ad inviare il Figlio, nell’amore dello Spirito Santo. Ma è soltanto il Figlio ad assumere una natura umana, ad incarnarsi.
“…quel che è generato in Lei viene dallo Spirito Santo”: lo Spirito Santo ha un ruolo centrale nell’incarnazione: il Padre invia il Figlio nello Spirito d’Amore, verso gli uomini e verso il Figlio; il Figlio obbedisce nello Spirito d’Amore al Padre, e lo Spirito Santo, Spirito d’Amore, crea il corpo e l’anima umana di Gesù all’interno del grembo virginale e purissimo di Maria per amore al Padre, al Figlio e agli uomini.
L’Incarnazione dunque è un mistero d’Amore, dell’amore della Trinità verso gli uomini. Un amore che non siamo in grado di capire –e anche qualche volta non vogliamo capire- perché è l’Amore di un Dio verso la sua creatura, l’uomo, un amore divino, infinito, senza misura. Un amore eterno, come Dio: “Dio è amore”. E siccome Dio è eterno, così il suo amore per noi.
È questo amore di Dio, lo Spirito Santo, quel che porta ad attuare l’opera dell’Incarnazione. Ciò che si è generato in Maria Vergine è opera dello Spirito Santo: è stato generato in Maria Vergine la natura umana di Gesù, che si è unita immediatamente alla Persona divina del Verbo. Così Gesù è Dio –Seconda Persona della Trinità- e uomo allo stesso tempo. Vero Dio e vero Uomo, generato nell’eternità dalla stessa sostanza del Padre, nato nel tempo dalla Vergine Maria.
Questo è il mistero della fede cattolica: Gesù è il Verbo eterno di Dio che opera attraverso la sua natura umana.
Quale lo scopo di tutta questa opera della Trinità? Lo scopo è introdurre, alla creatura creata, nel grembo della Trinità, affinché questa creatura abbia, per tutta l’eternità, un rapporto personale d’amore con le Persone della Trinità.
Perciò la nostra religione, l’unica vera, è la religione dei misteri, i misteri dell’amore di Cristo Dio; i misteri di cui Dio Trino, che vuole avere la sua creatura con Lui per i secoli senza fine.
Prossimi a commemorare il Natalizio di Gesù, possiamo vedere con certa tristezza che, come diceva Santa Teresa di Gesù, “l’Amore non è amato”. Si preferisce, in uno brusco scambio, i maghi all’amore trinitario di Dio.
Oggi, tantissimi, hanno dimenticato Dio. Si può dire che Dio non c’entra niente con la vita quotidiana della stragrande maggioranza dei cittadini di tutti i paesi. È più attraente dedicarsi alla magia, confidare negli stregoni o, peggio ancora, pensare solo a lavorare e “sfruttare la vita”.
Al commemorare la sua venuta al mondo, che è la venuta di Lui, la luce, la verità, la pace, vediamo che c’è un immensa oscurità nei cuori degli uomini, lontani da Dio; non c’è verità, non c’è pace. C’è un immensa dimenticanza di Dio, che si è fatto Bambino per amore a noi. Per esempio, questo viene convalidato da statistiche fatte dal giornale “Leggo”, quel che viene distribuito nel metrò. Dice così nella sua edizione del lunedì 17 dicembre 2001[1]: “Altro che Babbo Natale. Cambiano i simboli della festa più amata ed attesa dagli italiani. E per i più piccoli questo anno il nuovo testimonial natalizio è Harry Potter, il maghetto che spopola in libreria, al cinema e in tv. Lo dichiarano sette bambini su dieci”.
Questa è l’immensa oscurità nella quale vive immerso il mondo di oggi: la oscurità di vivere lontani da Dio, che è luce.
Oggi come in Betlehem, c’è oscurità e freddo: il freddo dei cuori degli uomini senza Dio. Dio è l’amore, e se non c’è Dio nel cuore, c’è il freddo dell’egoismo, della violenza, dell’odio.
Oggi come in Betlehem, non c’è posto per il Bambino Dio: come non c’era posto negli alberghi per accogliere a Gesù che nasceva, così oggi non c’è posto nel cuore degli uomini, occupati da cose più importanti, come il lavoro, guadagnare i soldi, mangiare, festeggiare.
Oggi come in Betlehem, sono pochissimi coloro che si rendono conto che Gesù è nato a Betlehem, che Gesù Bambino è Dio e viene non soltanto a salvarci, ma a donarci il suo amore.
Oggi preferiscono Harry Potter, un film dove non si nomina Dio, dove l’odio ai nemici, le bugie, e l’apprezzo per la magia sono viste come cose buone e divertenti.
Ovviamente, voi e i bambini qui presenti preferiscono Gesù a Babbo Natale e a Harry Potter.
Facciamo del nostro cuore una grotta dove possa nascere il Dio Bambino.
Offriamoli il nostro povero cuore, per accoglierlo e lo facciamo per tutti quelli che lo rifiutano.



[1] Cfr. Daniela Cocchi, Leggo, Attualità, lunedì 17 dicembre 2001, 3.

jueves, 25 de octubre de 2012

Contemplare Cristo Eucaristia nella liturgia




“Gesù si ritirò a pregare” (Mc 1, 39-49). Come Sacerdote Sommo ed Eterno, Gesù prega al Padre per gli uomini.
L’attività di Gesù gira in torno al suo sacerdozio, nel quale e mediante il quale il Verbo Incarnato trasmette agli uomini la vita divina ed offre a Dio le lodi dell’umanità: da un lato il Verbo, mediante la sua umanità, comunica la sua grazia, il suo potere divino –tramite il quale caccia via i demoni e guarisce gli ammalati- e d’altro lato, ancora tramite la sua umanità santissima, unita intimamente al Verbo, trasmette a Dio il culto supremo dovuto dalla creatura[1].
            Da cattolici, abbiamo ricevuto una partecipazione al suo sacerdozio nel battesimo, perciò dobbiamo imitare il suo comportamento, in questo caso, pregare. Dobbiamo però essere molto attenti a non fare solo una mera imitazione esteriore e superficiale, giacché il fondamento della nostra imitazione di Cristo si trova nel carattere battesimale, il sigillo spirituale mediante il quale siamo stati fatti membra vive del suo Corpo Mistico[2]. In questa maniera, essendo incorporati al suo Corpo, riceviamo da Lui, che è il Capo, non solo la energia e la forza divina che ci fanno agire da membra, ma il fatto stesso di essere membra, parte reale del suo Corpo. Il fondamento della nostra imitazione di Cristo perciò è l’unione interiore, spirituale, organica, a Lui, ottenuta nel battesimo. Mediante il battesimo siamo stati fatti parte sua reale, ma questa unione, per diventare viva, richiede di essere vivificata dalla preghiera e dalla frequenza dei sacramenti, soprattutto la confessione e l’Eucaristia.
Siamo membra del suo Corpo, e siccome il Corpo agisce secondo il Capo, una membra del Corpo agisce dunque secondo il suo Capo. Se il Capo prega, deve anche pregare il Corpo, devono anche pregare le membra del Corpo, per ricevere il fiume di vita divina che dal suo Capo scaturisce.
            Per questo la preghiera del cattolico non è un metodo psicologico mediante il quale raggiungiamo l’astrazione interiore[3]. La preghiera da membra vive di Cristo è un dono di Dio, connesso intimamente al dono della fede. Dio ci fa il dono della fede in Cristo e anche il dono della preghiera che ci mette in contatto reale con Lui. La preghiera, che è ricerca di Dio, quando raggiunge la sua cima più alta, più profonda ed elevata, si trasforma in contemplazione, vale a dire, celebrazione intima e gioiosa per il fatto di aver trovato Dio[4].
            Come possiamo imitare il Cristo, nostro Capo, che prega? Dove contemplare Dio?
Ci sono tantissime forme di preghiere, tutte validissime, ma c’è una, principalissima, ed è la liturgia della Messa, perché mai come in questo sacrificio, Cristo Dio si fa Presente tra noi con tutta la sua maestà, il suo potere, il suo splendore ed il suo amore divino. Perciò la Messa mai deve essere vissuta dai membra del Corpo di Cristo come qualcosa che accade tutti i giorni, uno uguale all’altro. C’è sta la possibilità di viverla così, per la nostra debolezza umana, ma con l’aiuto dello Spirito Santo dobbiamo viverla come ciò che è: la nostra possibilità per contemplare Cristo Dio che si manifesta nell’Eucaristia.
La Messa è per noi il seno del Padre, Betlemme, il Calvario, la Risurrezione; è il luogo ed il momento della manifestazione, attraverso il sacramento dell’Eucaristia, del mistero pasquale di Gesù, è il momento dell’apparizione sua gloriosa, è il momento della nostra contemplazione ed adorazione di Lui, nascosto sotto ciò che sembra di essere un po’ di pane.




[1] Cfr. Matthias Josep Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964, 618.
[2] Cfr. ibidem, Scheeben, Los misterios, 624.
[3] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.
[4] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.

sábado, 22 de septiembre de 2012

Maria-Chiesa ci dona il suo Figlio attraverso l'Eucaristia






            Secondo San Luigi Maria Grignon di Montfort, Maria è la via che più facilmente conduce verso il Cristo; secondo questo dottore della Chiesa, Maria è la via anche più facile attraverso la quale ci arrivano i misteri di Cristo.
          Attraverso Maria ci arrivano i misteri di Cristo e attraverso Cristo, ci arrivano le Persone della Trinità. Anche per questo, Maria è Ponte tra le Persone della Trinità e noi. Sin dal primo istante della sua Immacolata Concezione, Maria fu Portatrice della Santissima Trinità. Da sempre, le Persone divine del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, fecero della sua anima il loro Tempio sante; da sempre, Dio Uno e Trino rimasse nel suo grembo.
Arrivata l’Incarnazione, lo Spirito Santo, l’Amore di Dio, fece scendere il Verbo Eterno nel suo grembo, dove il Verbo del Padre ricevette da Maria la sua carne umana e verginale. Per questo Maria fu al Dimora Umana della Trinità, il Tempio Santo di Dio Uno e Trino, e anche, la Portatrice del Figlio di Dio, Gesù, l’Ostensorio Santo dell’Ostia Pura e Immacolata.
Con l’Incarnazione dell’Unigenito nel suo grembo verginale, Maria si fece la sua Veste, e Lui la sua Anima. Questo perché Maria è la Mediatrice tra noi e Cristo, come Cristo è il Mediatore tra noi e il Padre.
Perciò, chi viene a Maria, trova Cristo; chi si rivolge a Maria, riceve Cristo; chi prega con Maria, ascolta Cristo. Chi a Maria si appoggia, Lui tocca; chi viene a Maria e posa il suo capo sul suo seno materno, gli si assopisce ogni dolore, fiorisce ogni speranza e fluisce ogni grazia da Cristo Dio[1].
Maria, la nostra Madre celeste, ci attende ai piedi della croce per darci grazia, per darci il suo Figlio, la Grazia Increata.
Maria Donna Immacolata, ci offre il suo Figlio santo a tutti noi, figli del suo dolore. Ai santi, per dare la gioia, ai malvagi, per dare il pentimento che salva.
Maria-Chiesa ci da il suo Figlio attraverso i sacramenti, specialmente la confessione sacramentale e l’Eucaristia.



[1] Cfr. Maria Valtorta, L’Uomo-Dio, Tomo II, 30ss.

martes, 11 de septiembre de 2012

"Beati coloro che ascoltano la Parola e la osservano"




“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (cfr. Lc 11, 27-28). Il nostro Signore fa referenza alla sua Madre, la Vergine Maria, perché è stata Lei, per prima tra tutta l’umanità, ad accogliere ed osservare la Parola di Dio.
            Gesù dice che la felicità o beatitudine, vale a dire, l’allegria più profonda dell’uomo, consiste nell’accogliere e nell’osservare la Parola di Dio. Vale a dire, fare un atto di fede, credere nella Parola perché è Parola di Dio, e agire in conseguenza. Maria credette alla Parola di Dio. Perciò Maria è il nostro modello nella fede.
            Maria è l’ideale più prezioso ed elevato sia dell’alleanza della natura umana con la grazia divina, sia della ragione con la fede[1]. Perciò si può fare un paragone tra l’accoglienza della Parola Incarnata nel grembo di Maria e l’accoglienza della Rivelazione divina nella ragione umana: Maria, sposata con lo Spirito Santo, concepì per opera di questo Santo Spirito la Persona del Verbo Eterno, e diede al Verbo la sua stessa sostanza per formare il corpo e la carne del Verbo affinché diventasse “Verbo Incarnato” e fosse presentato al mondo in maniera visibile; allo stesso modo, la ragione umana, sposata nella fede con lo Spirito Santo, riceve nel suo grembo la saggezza divina contenuta nella Parola di Dio e comunicata dallo Spirito Santo, la riveste con le sue parole umane e la esprime con le sue rappresentazioni umane.
            Ma dobbiamo sapere che, anche ricevendo la ragione umana questa saggezza divina ed esprimendola con la sua massima capacità di espressione, anche illuminata dallo Spirito Santo, non può la ragione rispecchiare il mistero della Verità divina con quella grandezza e maestà che appartengono alla Verità divina. Solo nella luce della gloria potrà la ragione umana esprimere un po’ meglio la grandezza della Verità divina in tutto il suo splendore.
            In questa –e anche nell’altra- vita, il mistero di Dio rimane sempre inaccessibile alla ragione umana e a quella angelica.
            Un altro paragone che possiamo fare, contemplando a Maria, è quello dell’umiltà: così come per Maria la chiamata rivolta a Lei per essere la Madre di Dio, significa per Lei passare da umile serva a Regina di tutto l’universo, visibile ed invisibile, e possedere la dignità più eccelsa, così per la ragione umana, non c’è una distinzione più grande che il fatto di essere chiamata ad accettare la fede nell’Uomo-Dio Gesù[2]. La ragione umana, illuminata per la fede in Gesù, si vede levata ad una dignità infinitamente superiore a qualsiasi dignità che possa concederle qualsiasi altra conoscenza.
            Come Maria, la quale essendo levata alla dignità di Madre di Dio, conserva l’umiltà della schiava, dell’ancella del Signore, così la ragione umana, magnificata per la conoscenza della fede, deve conservare la sua umiltà, riconoscendo sempre la superiorità della saggezza divina sopra l’umana.
            Chiediamo a Maria la grazia di avere questo atteggiamento di fede davanti al mistero centrale della Chiesa Cattolica, la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sull’altare, in ogni Messa.


[1] Cfr. Matthias Joseph Scheeben, Los misterios del cristianismo, Ediciones Herder, Barcelona 1964, 111.
[2] Cfr. Scheeben, ibidem.

jueves, 19 de julio de 2012

L'Eucaristia è il sacrificio del Golgota



L’Eucaristia non è un semplice rituale liturgico; non è nemmeno un semplice ricordo pietoso che fa l’assemblea, ricordando Cristo nella sua croce.
         L’Eucaristia è il sacrificio del Golgota, lo stesso sacrificio in croce. Allora, se è il sacrificio del Golgota, lì c’è Gesù, e anche, c’è Maria, ai piedi della croce del suo Figlio. Così dice il Papa Giovanni Paolo II: “E in particolare, quando celebrando l’Eucaristia ci troviamo ogni giorno sul Golgota, bisogna che vicino a noi sia colei che mediane la fede eroica ha portato all’apice la sua unione col Figlio, proprio là sul Golgota”.
         L’altare dunque è il Golgota, il Calvario. Sul Golgota c’è Gesù crocifisso, e ai piedi della sua croce, c’è Maria, la Vergine Madre. Lei rappresenta la Chiesa, la comunità messianica, creata dalla Parola di Gesù, nata dal sacrificio di Gesù nella croce.
Nella croce, Gesù ci fa il dono della sua Madre, perciò Maria è la Madre di tutti coloro che nascono alla vita nuova ed eterna per mezzo del sangue di Gesù versato sulla croce.
In ogni Eucaristia, ci troviamo sul Golgota, davanti a Gesù, ai piedi della croce. Ma ci troviamo anche ai piedi di Maria, la nostra Madre. Maria è di Persona, in mezzo a noi, nella realtà e non solo nel ricordo.
Da figli di questa Madre, ad imitazione di Giovanni, il discepolo amato, dobbiamo noi avere un atteggiamento spirituale filiale verso la nostra Madre del cielo.
Da figli, dobbiamo ascoltare ciò che la Madre ci dice, e la Madre ci dice: “Fate ciò che Lui vi dica”.

lunes, 9 de abril de 2012

Gesú é risorto!




Tutta la vita di Gesù, dall’Incarnazione, è un solo atto continuo sacrificale offerto al Padre per la salvezza degli uomini.

Tutta la vita di Gesù è stata un supremo ed unico atto di sacrificio: quando s’incarna, all’ingressare in una natura umana, si fa padrone dell’oggetto che sarà sacrificato, gli comunica mediante l’unione con la sua persona una dignità ed un valore infinito; mediante la sua Passione e morte consuma l’immolazione; mediante la Risurrezione e glorificazione lo trasforma in olocausto, mediante la sua Ascensione la fa salire ai cieli davanti la Presenza del Padre, per farlo possessione del Padre, per rendere eternamente un sacrificio perfetto.

La Risurrezione e l’Ascensione della sua umanità ai cieli rappresenta l’ultima fase dell’atto sacrificale, un atto c’ha un valore e una permanenza eterne, per il fatto di essere l’Uomo-Dio a fargli.

Mediante la Risurrezione, Lui si impadronisce definitivamente della sua umanità e fa eternamente l’offerta a Dio del suo corpo e del suo sangue. La Risurrezione è l’atto mediante il quale la vittima immolata iniziò ad essere possessione vera ed eterna di Dio. Il Fuoco della divinità, che infusi nuova vita all’Agnello immolato, assorbì la sua mortalità, lo trasformò in sé, lo fece salire come olocausto di soave profumo verso Dio, per dissolverlo ed unirlo a Dio.

Il sacrificio di Cristo non fu solamente personale, ma sacerdotale, è il sacrificio del Capo della razza umana e mediatore tra Dio e gli uomini. Perciò è il mio sacrificio, Lui l’offre per me, ed io devo unirmi al suo sacrificio, inanzittutto mediante l’intenzione immolativa della mia anima, mediante l’immolazione del mio essere nella messa, e mediante l’offerta delle mie opere buone nella vita di tutti i giorni. Il luogo principale della mia unione a Lui è sempre la Messa, perché lì Lui si offre al Padre, immolato, col suo corpo ed il suo sangue, non da morto, ma corpo e sangue gloriosi, ripieni della vita divina dello Spirito Santo. Nella Messa, il Cristo si offre da Vittima Innocente per me col suo corpo ed il suo sangue gloriosi e risuscitati.

Nella Messa assistiamo al suo Calvario, ma anche alla sua Risurrezione, perché ciò che offriamo a Dio non è un corpo morto, ma il corpo risuscitato e glorioso dell’Agnello di Dio: “Annunziamo la tua morte, proclamiamo la tua risurrezione”. A questo suo sacrificio dell’altare devo io unirmi con tutto il mio essere: lì si trova la fonte della mia risurrezione.

jueves, 5 de abril de 2012

LA MESSA È L’ULTIMA CENA, IL CALVARIO, IL MEMORIALE SANTO DEL SUO AMORE INFINITO PER NOI



(Giovedì Santo – Ciclo B – Gv 13, 1- 15)

“…Gesù… dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Dio non fa le cose per necessità o per obbligo, ma per amore: l’amore e la misericordia sono il fondamento dei disegni di Dio , l’amore e la misericordia sono il fondamento della Pasqua di Gesù.

L’amore di Dio, lo Spirito Santo, è l’amore reciproco tra il Padre ed il Figlio, è Colui che unisce e sigilla l’amore perfettissimo e divino tra il Padre ed il Figlio, è la prenda reale mediante la quale tutti e due si consegnano l’essere divino .

Questo amore di Dio Trino è la forza che opera nell’Incarnazione e nella Passione dell’Uomo-Dio, mediante la quale non soltanto vuole Dio liberarci dal peccato, ma elevarci alla gloria di figli suoi, di figli di Dio, ad una gloria e ad una sublimità talmente ammirabili, che non possono essere espresse né compresse mediante semplici concetti .

Per farci figli suoi, per farci partecipi della gioia del suo essere divino, per versare nei nostri cuori il suo amore infinito e così portarci al suo Cuore Divino, Gesù Cristo consegna se stesso sull’altare della croce, consegna il suo Corpo e versa il suo Sangue nella croce. Ma questo non basta al suo Amore infinito. Lui vuole rinnovare questo gesto d’amore per ogni giorno della nostra vita; Lui vuole che noi, lontani due mille anni dal suo sacrificio nella croce, siamo presenti e partecipiamo a questo medesimo sacrificio, tutti i giorni della nostra vita, e per questo istituisce il memoriale della sua Passione, l’Eucaristia; istituisce il sacerdozio ministeriale, mediante il quale Lui stesso si consegnerà nell’Eucaristia, e lascia il comandamento dell’amore soprannaturale, spirituale e divino-umano, come fondamento del nostro rapporto verso Dio ed il prossimo. E come un anticipo di questo supremo sacrificio, sulla croce dell’altare, nell’Ultima Cena, consegna il suo Corpo nell’Ostia e versa il suo Sangue sul calice. Nell’Ultima Cena, prima di compiere la sua Pasqua, il suo Passo di questo mondo all’altro, l’Uomo-Dio, Sacerdote Eterno della Nuova Alleanza, consegna alla Chiesa, Sua Sposa, le istituzioni supreme del suo Amore infinito: il sacerdozio ministeriale e l’Eucaristia, ed il loro fondamento, il comandamento dell’amore verso Dio ed il prossimo. Tutti questi doni si attualizzano e si fanno uno nella Messa, perciò nella Messa Cristo lascia alla sua Chiesa il dono supremo del suo Amore, il Memoriale della Ultima Cena e della sua Passione, Memoriale santo mediante il quale comunicherà agli uomini questo amore del suo Cuore ed il suo Cuore stesso.

La Messa è l’Ultima Cena, ed è anche il sacrificio di Cristo nella croce; è lo stesso sacrificio, realizzato due mille anni fa, rinnovato misticamente sotto le specie eucaristiche. Nella Messa, sacrificio dell’altare, si verifica la stessa immolazione di Cristo sulla croce, vale a dire, la separazione sacrificale del Sangue dal Corpo. La separazione del suo Corpo reale dal suo Sangue reale, verificata nella croce, è significata, nella Messa, dalla doppia consacrazione, separata, del pane e del vino.

Fu lo stesso Signore Gesù Cristo ad istituire una doppia consacrazione, del pane e del vino, allo scopo di farci vedere che, sull’altare, si verifica il suo sacrificio, come nella croce. Il pane ed il vino si consacrano separatamente perché nella croce il Corpo ed il Sangue si separano.

È la Parola Onnipotente del Verbo del Padre, che opera con la sua virtù divina nella consacrazione, a trasformare il pane nel Corpo di Cristo ed il vino nel suo Sangue. Per le parole della consacrazione –Questo è il mio Corpo... Questo è il mio calice- si fanno presenti, separatamente, sull’altare, per la potenza infinita del Verbo, il Corpo ed il Sangue di Cristo: sotto le specie, sotto le apparenze del pane, si fa presente soltanto il Corpo; sotto le specie, sotto le apparenze del vino, si fa presente soltanto il Sangue. Nella Messa, come nell’Ultima Cena, è la Parola Onnipotente ed Eterna del Salvatore, pronunciata attraverso la debole voce umana e terrena del sacerdote ministeriale, a trasformare il pane nella Carne di Gesù ed il vino nel suo Sangue. Per questa azione onnipotente e divina del Verbo, sull’altare si trovano il medesimo Corpo ed il medesimo Sangue donati in sacrificio per la nostra salvezza; sull’altare, per la Parola del Padre eternamente pronunciata, si trova lo stesso Corpo offerto per noi, lo stesso Sangue versato per noi, misticamente separati, sostanzialmente presenti, meravigliosamente reali.

Nell’altare Gesù Cristo realizza la stessa azione sacrificale che realizza sulla croce, perchè il sacrificio dell’altare è il medesimo sacrificio della croce, realizzato nel tempo, rinnovato lungo la storia in maniera incruenta, sacramentalmente.

Perciò, per essere l’Eucaristia la rinnovazione sacramentale INCRUENTA della morte di Cristo sulla croce, vale a dire, per il fatto di essere la Messa lo stesso sacrificio e morte in croce, nell’Eucaristia vige una misteriosa separazione, del Corpo e del Sangue. Assistiamo in ogni Messa ad una immolazione mistica, attuale, presente, di Cristo sulla croce. Questo vuole dire che tra pochi minuti, oggi, come in ogni messa, sull’altare, si farà presente nello Spirito il Salvatore, in Persona, come nell’Ultima Cena, come nella croce.

Per la separazione sacramentale del Corpo dal Sangue di Gesù, operata misticamente nella Messa, la Messa è un vero sacrificio, che attualizza, sulla altare, l’immolazione del Calvario.

In ogni Sacrificio Eucaristico, in ogni Messa, sotto i nostri occhi, partecipiamo allo stesso sacrificio del Calvario, perché partecipiamo, per il potere dello Spirito Santo, alla stessa Ultima Cena storica.

Se la Messa è l’Ultima Cena, il Calvario, il Memoriale santo del suo Amore infinito per noi, la nostra partecipazione non può, non deve essere fredda, indifferente, verso Lui che s’immola sull’altare per amore per noi. Il nostro deve essere l’atteggiamento di un silenzioso raccoglimento interiore, di una amorosa e soprannaturale adorazione, fatta nello Spirito Santo, mediante la quale manifestiamo la nostra gioia, la nostra ammirazione ed il nostro ringraziamento per questi doni del suo Sacro Cuore, attraverso i quali vuole gettarci nell’abisso infinito del suo Cuore: il sacerdozio ministeriale, l’Eucaristia, il comandamento della carità.

Ma questo lo dobbiamo chiedere come dono allo Spirito di Cristo, lo Spirito Santo, perché solo lo Spirito Santo ha il potere per accendere nei nostri cuori il fuoco santo dell’amore di Dio.