martes, 11 de septiembre de 2012

"Beati coloro che ascoltano la Parola e la osservano"




“Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (cfr. Lc 11, 27-28). Il nostro Signore fa referenza alla sua Madre, la Vergine Maria, perché è stata Lei, per prima tra tutta l’umanità, ad accogliere ed osservare la Parola di Dio.
            Gesù dice che la felicità o beatitudine, vale a dire, l’allegria più profonda dell’uomo, consiste nell’accogliere e nell’osservare la Parola di Dio. Vale a dire, fare un atto di fede, credere nella Parola perché è Parola di Dio, e agire in conseguenza. Maria credette alla Parola di Dio. Perciò Maria è il nostro modello nella fede.
            Maria è l’ideale più prezioso ed elevato sia dell’alleanza della natura umana con la grazia divina, sia della ragione con la fede[1]. Perciò si può fare un paragone tra l’accoglienza della Parola Incarnata nel grembo di Maria e l’accoglienza della Rivelazione divina nella ragione umana: Maria, sposata con lo Spirito Santo, concepì per opera di questo Santo Spirito la Persona del Verbo Eterno, e diede al Verbo la sua stessa sostanza per formare il corpo e la carne del Verbo affinché diventasse “Verbo Incarnato” e fosse presentato al mondo in maniera visibile; allo stesso modo, la ragione umana, sposata nella fede con lo Spirito Santo, riceve nel suo grembo la saggezza divina contenuta nella Parola di Dio e comunicata dallo Spirito Santo, la riveste con le sue parole umane e la esprime con le sue rappresentazioni umane.
            Ma dobbiamo sapere che, anche ricevendo la ragione umana questa saggezza divina ed esprimendola con la sua massima capacità di espressione, anche illuminata dallo Spirito Santo, non può la ragione rispecchiare il mistero della Verità divina con quella grandezza e maestà che appartengono alla Verità divina. Solo nella luce della gloria potrà la ragione umana esprimere un po’ meglio la grandezza della Verità divina in tutto il suo splendore.
            In questa –e anche nell’altra- vita, il mistero di Dio rimane sempre inaccessibile alla ragione umana e a quella angelica.
            Un altro paragone che possiamo fare, contemplando a Maria, è quello dell’umiltà: così come per Maria la chiamata rivolta a Lei per essere la Madre di Dio, significa per Lei passare da umile serva a Regina di tutto l’universo, visibile ed invisibile, e possedere la dignità più eccelsa, così per la ragione umana, non c’è una distinzione più grande che il fatto di essere chiamata ad accettare la fede nell’Uomo-Dio Gesù[2]. La ragione umana, illuminata per la fede in Gesù, si vede levata ad una dignità infinitamente superiore a qualsiasi dignità che possa concederle qualsiasi altra conoscenza.
            Come Maria, la quale essendo levata alla dignità di Madre di Dio, conserva l’umiltà della schiava, dell’ancella del Signore, così la ragione umana, magnificata per la conoscenza della fede, deve conservare la sua umiltà, riconoscendo sempre la superiorità della saggezza divina sopra l’umana.
            Chiediamo a Maria la grazia di avere questo atteggiamento di fede davanti al mistero centrale della Chiesa Cattolica, la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sull’altare, in ogni Messa.


[1] Cfr. Matthias Joseph Scheeben, Los misterios del cristianismo, Ediciones Herder, Barcelona 1964, 111.
[2] Cfr. Scheeben, ibidem.

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