“Beati piuttosto
coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (cfr. Lc 11, 27-28). Il nostro Signore fa
referenza alla sua Madre, la Vergine Maria, perché è stata Lei, per prima tra
tutta l’umanità, ad accogliere ed osservare la Parola di Dio.
Gesù dice che la felicità o
beatitudine, vale a dire, l’allegria più profonda dell’uomo, consiste
nell’accogliere e nell’osservare la Parola di Dio. Vale a dire, fare un atto di
fede, credere nella Parola perché è Parola di Dio, e agire in conseguenza.
Maria credette alla Parola di Dio. Perciò Maria è il nostro modello nella fede.
Maria è l’ideale più prezioso ed
elevato sia dell’alleanza della natura umana con la grazia divina, sia della
ragione con la fede[1].
Perciò si può fare un paragone tra l’accoglienza della Parola Incarnata nel
grembo di Maria e l’accoglienza della Rivelazione divina nella ragione umana:
Maria, sposata con lo Spirito Santo, concepì per opera di questo Santo Spirito
la Persona del Verbo Eterno, e diede al Verbo la sua stessa sostanza per
formare il corpo e la carne del Verbo affinché diventasse “Verbo Incarnato” e
fosse presentato al mondo in maniera visibile; allo stesso modo, la ragione
umana, sposata nella fede con lo Spirito Santo, riceve nel suo grembo la
saggezza divina contenuta nella Parola di Dio e comunicata dallo Spirito Santo,
la riveste con le sue parole umane e la esprime con le sue rappresentazioni
umane.
Ma dobbiamo sapere che, anche
ricevendo la ragione umana questa saggezza divina ed esprimendola con la sua
massima capacità di espressione, anche illuminata dallo Spirito Santo, non può
la ragione rispecchiare il mistero della Verità divina con quella grandezza e
maestà che appartengono alla Verità divina. Solo nella luce della gloria potrà
la ragione umana esprimere un po’ meglio la grandezza della Verità divina in
tutto il suo splendore.
In questa –e anche nell’altra- vita,
il mistero di Dio rimane sempre inaccessibile alla ragione umana e a quella
angelica.
Un altro paragone che possiamo fare,
contemplando a Maria, è quello dell’umiltà: così come per Maria la chiamata
rivolta a Lei per essere la Madre di Dio, significa per Lei passare da umile
serva a Regina di tutto l’universo, visibile ed invisibile, e possedere la
dignità più eccelsa, così per la ragione umana, non c’è una distinzione più
grande che il fatto di essere chiamata ad accettare la fede nell’Uomo-Dio Gesù[2].
La ragione umana, illuminata per la fede in Gesù, si vede levata ad una dignità
infinitamente superiore a qualsiasi dignità che possa concederle qualsiasi
altra conoscenza.
Come Maria, la quale essendo levata
alla dignità di Madre di Dio, conserva l’umiltà della schiava, dell’ancella del
Signore, così la ragione umana, magnificata per la conoscenza della fede, deve
conservare la sua umiltà, riconoscendo sempre la superiorità della saggezza
divina sopra l’umana.
Chiediamo a Maria la grazia di avere
questo atteggiamento di fede davanti al mistero centrale della Chiesa
Cattolica, la Presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, sull’altare, in ogni
Messa.
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