lunes, 22 de diciembre de 2014

Oggi a Betleheme è venuta per noi dal grembo del Padre la luce eterna


Oggi a Betleheme
è venuta per noi
dal grembo del Padre 
la luce eterna.

Oggi a Betleheme
risplende per noi
la divina luce
nascosta entro un Bambino.

Oggi a Betleheme
attraverso il Portale dell’eternità, Maria,
splende per noi
il Dio Bambino Gesù.


P. Álvaro Sánchez Rueda Natale 2014

Attraverso Maria la Luce di Dio è venuta tra noi


Attraverso Maria 
la Luce di Dio è venuta tra noi.

Gioite ed exultate, o uomini,
Dio Bambino è nato per voi!

Attraverso la Chiesa María, 
Il prodigio è ancora in mezzo a voi:
Il Bambino Dio è nell’Eucaristia
Come luce, gioia e allegria! 

P. Álvaro Sánchez Rueda
Natività 2014

Una grande luce ci è apparsa





Una grande luce ci è apparsa,/
Un grande dono/
Dal cielo arrivato,/
Dal grembo del Padre/
Al grembo di Maria./
È l’Emmanuelle, Luce eterna/
Travestita da Bambino/
Ma il dono di Dio non è finito:/
La Grande Luce è viva tra noi/
nell’Eucaristia/

P. Álvaro Sánchez Rueda – Natività 2014

domingo, 21 de septiembre de 2014

Perché la messa è la rinnovazione del suo sacrificio sul Golgota e perché è lo stesso sacrificio celeste, è per noi il tempo della nostra adorazione al nostro Dio innalzato nell’Eucaristia



“...come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’Uomo...” (cfr. Gv 3, 14). Gesù parla della Sua Passione e morte in croce, nella quale consegnerà la sua vita come sacrificio fatto nell’onore di Dio.
         Gesù realizza il sacrificio della sua vita sull’altare della croce, come il supremo atto di culto e d’adorazione dato a Dio. Il suo sacrificio è la realtà ideale di tutto ciò che può essere offerto a Dio, e nessun sacrificio è più perfetto di questo, né è degno di essere offerto a Dio. Nessun sacrificio è gradevole a Dio all’infuori del sacrificio di Cristo sulla croce e, al contrario, tutto sacrificio - il nostro essere e la nostra vita, tutta, passata, presente e futura, col suo dolore, la sua gioia, le sue tribolazioni -, offerti sull’altare, diventano lode e onore e gloria di Dio se offerti in Cristo e con Cristo. Con questo sacrificio Cristo realizza la glorificazione di Dio più perfetta e reale; solo il suo sacrificio in croce è l’unico in grado di rendere onore e adorazione eterna e infinita, secondo lo merita l’Essere Perfettissimo di Dio. Mediante il suo sacrificio cruento sull’altare della croce, offre a Dio la sublime dimostrazione del suo eterno e infinito amore da Figlio e allo stesso tempo, acquista per gli uomini la salvezza eterna e la filiazione divina.
         Il sacrificio di Cristo sulla croce, che fu prefigurato nell’alzare del serpente da Mosè nel deserto, è il vero, unico e definitivo sacrificio della Nuova Alleanza; è il sacrificio della Nuova ed Eterna Alleanza, sigillato non più col sangue degli animali, come accadeva con l’Antica Alleanza, ma sigillato col Suo Sangue, il Sangue dell’Agnello Immacolato, sacrificato sulla croce. Mediante il Suo sacrificio, l’Uomo-Dio sancisce definitivamente, con un patto eterno e divino, l’Alleanza indissolubile d’amore tra Dio Trino e l’umanità, realizzando in esso un’ammirabile scambio di doni: da Dio Trino ci porta il Suo Amore sostanziale, lo Spirito Santo, e da noi porta a Dio la sua umanità glorificata, pressa dal seno della razza umana, porta la nostra carne e il nostro sangue che, glorificati in Lui e da Lui, rende onore e adorazione perfetta a Dio Trino.
          Il Suo sacrificio è eterno, e questo vuole dire non solo che non finisce mai, ma che continua ancora nel cielo, e continuerà eternamente, perché il Cristo innalzato sulla croce è Dio Eterno e perciò le sue azioni compiute da Uomo hanno una valenza eterna. Perciò il suo sacrificio, prefigurato da Mosè, realizzato e compiuto nel tempo, continua adesso nel cielo eternamente, come olocausto celeste, ma nel cielo il suo sacrificio sulla croce si fa presente come ricordo nel suo corpo spiritualizzato e glorificato: nell’olocausto celeste avviene la stessa immolazione della croce, ma adesso glorificata e spiritualizzata dallo Spirito di Dio. Vale a dire, due mille anni fa, gli uomini furono spettatori del suo sacrificio sulla croce, e adesso, nel cielo, gli angeli e gli spiriti beati godono e adorano il Cristo che si presenta davanti al Padre coi segni gloriosi della sua Passione, le piaghe del Suo Corpo, dalle quali non escono più Sangue, ma luce divina.
         Nonostante questo, noi non siamo stranei né lontani né a uno né all’altro evento - che in realtà è uno solo, nel mistero -, perché il sacrificio dell’altare collega entrambi due eventi, che è in realtà uno solo. Nell’Eucaristia il Cristo è innalzato sulla croce, il suo sacrificio si continua nell’Eucaristia, perché la separazione del suo Corpo e del suo Sangue sono rappresentate visibilmente per noi sull’altare mediante la consacrazione separata del pane e del vino; perciò nel sacrificio eucaristico si fa presente con la sua forza e con la sua realtà lo stesso sacrificio della croce e lo stesso sacrificio del cielo, ed è a questo sacrificio che noi dobbiamo unirci.
         Noi non vediamo né Mosè che innalza il serpente, né vediamo il Cristo innalzato sulla croce; ma, ancora meglio, assistiamo e siamo partecipi alla sacra liturgia del sacrificio eucaristico, nel quale si fa presente, nel mistero, nella sua realtà sostanziale, lo stesso sacrificio della croce, lo stesso sacrificio che è adesso presente nel cielo, come olocausto gradevole, davanti agli occhi di Dio.

         Nella messa il Figlio dell’Uomo viene innalzato sulla croce, nel oggi e adesso del tempo della Chiesa, come fu innalzato due mille anni fa, come si presenta adesso davanti al trono di Dio, col suo Corpo glorificato, con le sue piaghe coperte non da Sangue ma di Luce divina. Per questo, perché la messa è la rinnovazione del suo sacrificio sul Golgota e perché è lo stesso sacrificio celeste, è per noi il tempo della nostra adorazione al nostro Dio innalzato nell’Eucaristia.

lunes, 19 de mayo de 2014

RINNOVANDO IL SUO SACRIFICIO SULLA CROCE, CRISTO SPOSO, CONSEGNA ALLA SUA SPOSA IL DONO DEL SUO CUORE, CHE VIENE VERSATO SUL CUORE DEGLI SPOSI


Se lo si vede al matrimonio cattolico dall’infuori, superficialmente, sembrerebbe di essere uguale a tutti gli altri, con la sola differenza di essere celebrato nella chiesa e contare con la benedizione del prete.
Il matrimonio cristiano, cattolico, ha invece una dignità molto più grande, non solo dei matrimoni naturali, precristiani, e dei matrimoni dell’Antica Alleanza, ma ha una dignità molto più grande addirittura dello stesso matrimonio paradisiaco, quello tra Adamo ed Eva. E possiede e racchiude in se un mistero che non lo possiedono gli altri matrimoni, e questo non deriva dal fatto di essere celebrato in Chiesa e contare con la benedizione del prete. La sua dignità, il suo mistero, è di origine divino.
La ragione della sua dignità e la ragione di questo mistero che racchiude in se si trova nella sua relazione reale, essenziale, intima, che il matrimonio cristiano possiede con l’unità di Cristo con la sua Chiesa. Il matrimonio cristiano si radica in questa unione tra Cristo e la Chiesa, s’intreccia non in maniera simbolica, ma organicamente; partecipa dell’essere e del carattere misterioso dell’unione di Cristo con la Chiesa[1].
Il matrimonio cattolico racchiude in se, contiene in se, realmente, un mistero, perché partecipa veramente e realmente, non come semplice simbolo, alla misteriosa unione mistica tra Cristo Sposo e la Chiesa Sposa. Perciò non è un semplice simbolo di questo mistero, né è un modello che si trova lì fuori di questa unione, staccata; è una copia dell’unione di Cristo con la Chiesa, copia che procede da questa unione, che si fonda in questa, che è penetrata da questa, perché non soltanto simbolizza questo mistero, ma lo rappresenta in se realmente, e questo mistero di Cristo Sposo e la Chiesa Sposa attua realmente attraverso gli sposi uniti sacramentalmente.
L’essere e l’agire del matrimonio cattolica affonda le sue radici e si nutre come dalla sua fonte vitale, da questa unione mistica tra Cristo e la Chiesa. È da questa fonte divina da dove il matrimonio cattolico ottiene tutta la sua forza, tutto il suo splendore, tutto l’amore e tutta la fecondità della grazia necessaria per la vivere la vita in Dio: dal mistero di Cristo Sposo, unito alla sua Sposa, la Chiesa.
E il matrimonio cattolico, mistero dell’amore tra lo sposo e la sposa, rivive e si fa sempre più luminoso quando attinge la fonte del suo essere amore, la messa, perché lì, più che mai, Cristo Sposo, rinnovando il suo sacrificio sulla croce, consegna alla sua Sposa il dono del Suo Cuore, lo Spirito d’Amore, che viene versato sul cuore degli sposi.



[1] Cfr. Matthias Joseph Scheeben, Los misterios del cristianismo, Ediciones Herder, Barcelona 1964, 636.

miércoles, 2 de abril de 2014

Grande è la tua fede


“Grande è la tua fede” (cfr. Mt 15, 28). Il nostro Signore Gesù Cristo loda la fede della donna cananea. Non si tratta della fede naturale, quella che noi utilizziamo tutti i giorni, mediante la quale la ragione accetta una verità che non conosce con certezza, così come quando qualcuno che non conosciamo, ci dice il suo nome.
            Gesù parla della fede sopranaturale, vale a dire, quell’assenso che l’uomo, mosso dalla grazia divina, fa alla Rivelazione.
            Questa fede soprannaturale è la radice della nostra contemplazione dei misteri: del mistero della Trinità, della generazione e incarnazione del Verbo, del mistero del male. Senza fede, non possiamo contemplare questi misteri. È la fede quella che ci permette fare atti di fede, credere nei misteri divini.
            Gesù loda la fede della donna cananea. Ma, cosa è la fede? L’atto di fede non è un atto che scaturisce dalle forze umane: è una illuminazione e una mossa dello Spirito Santo.
            Fare un atto di fede implica l’essere illuminato dalla luce che esce dal grembo di Dio per accettare la Verità divina.
            Come si verifica l’atto di fede? Prendiamo una proposizione di fede: “Gesù Cristo è l’Uomo-Dio”. Davanti a questa proposizione, né la ragione né la volontà possono reagire, rimangono fermi, senza muoversi. Le forze naturali della ragione e della volontà sono assolutamente insufficienti per potere accettare questa proposizione. Di conseguenza, davanti a questa proposizione, “Gesù è l’Uomo-Dio”, l’uomo senza fede rimane fermo, perché le sue potenze naturali sono ferme.
            La ragione e la fede hanno bisogno, dunque, per accettare questa proposizione, della vita e della luce divina. Soltanto illuminate e mosse dalla luce divina, le potenze si muovono: la volontà muove alla ragione a dare l’assenso.
            L’uomo con fede, l’uomo illuminato dallo Spirito Santo, davanti alla proposizione: “Gesù è l’Uomo-Dio”, fa l’atto di fede, dice: “Sì, credo”, ed agisce in conseguenza, perché la fede, illuminando la ragione e movendo la volontà, fa sì che l’anima aderisca a Dio. Fa desiderare a Dio e porta alla consegna di tutto il suo essere nelle mani di Dio.
            La fede, dunque, illuminazione e mossa dello Spirito sopra le potenze dell’anima, fa che l’uomo esprima con le opere ciò che ha creduto: la fede forma la coscienza del cattolico e guida tutta la sua attività verso Dio.
            Che cosa ci fa conoscere la fede? Qual è l’oggetto della fede? L’oggetto della fede è la Persona di Cristo e la sua azione salvifica su di noi, vale a dire, la nostra giustificazione. La fede in Cristo ci fa conoscere cosa è l’essere giustificati da Cristo: la giustificazione non è soltanto un cambiamento morale dello spirito come conseguenza della remissione dei peccati. La giustificazione non è un cambiamento psicologico, né si verifica a livello mentale. Questo è soltanto un effetto. La giustificazione in Cristo, quella che la fede ci fa conoscere, non è soltanto questo: è principalmente un mistero soprannaturale che provoca un vero e profondo cambiamento dell’essere spirituale dell’uomo, vale a dire, è un cambiamento a livello metafisico.
            La giustificazione è un mistero inaccessibile alla ragione umana, che può essere soltanto conosciuto alla luce della fede. La giustificazione consiste in un’ammirabile rinnovamento e trasformazione del nostro essere spirituale, della nostra anima, prodotti entrambi dalla luce di Dio.
            Ciò che la fede ci fa conoscere è la misteriosa rigenerazione della nostra anima, come una nuova nascita, prodotta dalla luce che scaturisce dall’intimità del grembo del Padre, prodotta da Cristo, Dio da Dio, Luce da Luce. Cristo, Luce divina che splende eternamente nel seno del Padre, ci rigenera il nostro essere nel battesimo, non soltanto togliendoci il peccato, ma anche donandoci la sua vita divina, il suo stesso Spirito Santo, in maniera tale che allo stesso momento, siamo giustificati –perdonati- e santificati, vale a dire, abbiamo in noi la vita divina.
            La fede ci fa conoscere questo mistero della rigenerazione del nostro essere spirituale che inizia a partecipare della vita divina, per la potenza divina di Cristo.
            La fede però non ci fa soltanto conoscere la giustificazione di Cristo: siccome la fede è un germoglio di vita divina sigillato nell’anima, un focolare della luce di Dio che brilla nel più profondo del nostro essere, la fede è la radice, il motore di tutta l’attività dell’uomo battezzato, che spinge l’uomo verso Dio, fonte di giustizia, e atrarre la grazia giustificante di Dio verso l’uomo.
            Vale a dire, da un lato, noi siamo stati già salvati dalla giustificazione di Cristo; abbiamo ricevuto nel battesimo il suo perdono e la sua vita; per pura e gratuita misericordia sua; d’altro lato, dobbiamo incessantemente metterci in contatto con la fonte di grazia, atrarre continuamente la giustificazione di Dio, tendere senza stancarci verso Dio, e questo movimento verso Dio la fa la fede, perciò la fede è il motore della vita del cattolico, del figlio di Dio.
            La fede, dunque, luce divina sigillata nell’anima dallo Spirito Santo, ci fa conoscere i misteri di Cristo e ci fa agire verso Cristo. La fede è, insieme ai sacramenti, la nostra maniera di unirci al Verbo di Dio, Gesù.
            Quale applicazione pratica? Questa fede, questa luce divina che brilla nel più profondo dell’essere del battezzato, deve inanzittutto illuminarci circa il mistero più affascinante, più meraviglioso di tutti, che è quello della transustanziazione, la conversione della sostanza del pane e del vino nel corpo e sangue di Gesù.

            La fede deve illuminarci per farci vedere la Messa come ciò che è nella realtà: l’attuazione mistica, reale, nel nostro oggi, qui e adesso, del sacrificio del Calvario. La fede deve farci vedere Cristo crocifisso sull’altare, che ci fa il dono del suo corpo e il suo sangue nell’Eucaristia; deve farci ascoltare il Verbo Eterno del Padre che pronunzia le parole della consacrazione; deve muoverci a riconoscere Gesù come il Figlio di Dio, come l’Uomo-Dio, e deve farci adorarlo in spirito e verità. 

martes, 4 de marzo de 2014

La nostra attidudine, sia esterna che interna, nella Messa, dev'esser quella stessa avuta davanti al Calvario



La religione cattolica consiste nell’unione della Chiesa con Cristo, in modo che tutti gli uomini siano partecipi dell’opera salvifica del Redentore.
         Ma l’unione tra gli uomini e Cristo, non è una unione puramente morale, vale a dire, metaforica, simbolica, immaginaria o psicologica. È una unione reale, che stabilisce un contatto “fisico” tra la Persona divina del Redentore, la sua opera salvifica, la sua Passione, e l’attività dei redenti.
         Il contatto con Cristo e la sua Passione sembrerebbe essere impedito dal tempo e dallo spazio: infatti, la Passione è accaduta due mille anni fa.
         Ma non è così: Cristo è Dio eterno, e le sue azioni realizzate nel tempo, attraverso la sua natura umana, siccome sono le azioni dell’Uomo-Dio –vale a dire, sono azioni fatte dalla Persona del Verbo che è Dio e per questo è in sé stesso l’eternità-, superano ogni limite di tempo e di spazio, anzi, raggiungono ogni tempo ed ogni spazio ed ogni uomo.
         Perciò Cristo è il Salvatore di tutta l’umanità, e tutti gli uomini sono raggiunti da Lui, sin dal primo uomo, Adamo, fino all’ultimo. La sua Passione, compiuta due mille anni fa, raggiunge tutti i tempi, sin dall’inizio dei tempi, fino alla fine del tempo, attraverso la Chiesa e i suoi sacramenti.
         Il contatto con la Passione del Redentore, lo si fa, per mezzo della liturgia, che è stata stabilita da Dio in modo da implicare in ogni atto suo (nel sacrificio della croce come nei sacramenti, sacramentali e nella recita quotidiana delle ore canoniche), non solo la Presenza di Cristo ma anche di ogni sua azione salvifica sia interna (atti di amore, di obbedienza), sia esterna (incarnazione, passione, resurrezione, ascensione, parusia).
         Perciò ogni volta che il battezzato compie un atto liturgico realizza immediatamente un contatto fisico con Cristo e con tutta l’opera della salvezza.
         In maniera specialissima è la Messa l’azione liturgica dove incontriamo il Cristo, dove ci mettiamo in contatto fisico con Lui, perché la Messa rende presente (ripresenta) la stessa immolazione del Calvario. La Messa è lo stesso (numericamente identico) sacrificio della croce, è lo stesso misterioso dramma del Calvario, che viene ripresentato mirabilmente, sebbene velatamente, in maniera sacramentale, in uno determinato frammento del tempo e dello spazio.
         Perciò la nostra attitudine, sia esterna che interna, nella Messa, dev’essere quella stessa avuta davanti al Calvario[1].



[1] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Edizioni Garzanti, Firenze 1954, 26.