jueves, 25 de octubre de 2012

Contemplare Cristo Eucaristia nella liturgia




“Gesù si ritirò a pregare” (Mc 1, 39-49). Come Sacerdote Sommo ed Eterno, Gesù prega al Padre per gli uomini.
L’attività di Gesù gira in torno al suo sacerdozio, nel quale e mediante il quale il Verbo Incarnato trasmette agli uomini la vita divina ed offre a Dio le lodi dell’umanità: da un lato il Verbo, mediante la sua umanità, comunica la sua grazia, il suo potere divino –tramite il quale caccia via i demoni e guarisce gli ammalati- e d’altro lato, ancora tramite la sua umanità santissima, unita intimamente al Verbo, trasmette a Dio il culto supremo dovuto dalla creatura[1].
            Da cattolici, abbiamo ricevuto una partecipazione al suo sacerdozio nel battesimo, perciò dobbiamo imitare il suo comportamento, in questo caso, pregare. Dobbiamo però essere molto attenti a non fare solo una mera imitazione esteriore e superficiale, giacché il fondamento della nostra imitazione di Cristo si trova nel carattere battesimale, il sigillo spirituale mediante il quale siamo stati fatti membra vive del suo Corpo Mistico[2]. In questa maniera, essendo incorporati al suo Corpo, riceviamo da Lui, che è il Capo, non solo la energia e la forza divina che ci fanno agire da membra, ma il fatto stesso di essere membra, parte reale del suo Corpo. Il fondamento della nostra imitazione di Cristo perciò è l’unione interiore, spirituale, organica, a Lui, ottenuta nel battesimo. Mediante il battesimo siamo stati fatti parte sua reale, ma questa unione, per diventare viva, richiede di essere vivificata dalla preghiera e dalla frequenza dei sacramenti, soprattutto la confessione e l’Eucaristia.
Siamo membra del suo Corpo, e siccome il Corpo agisce secondo il Capo, una membra del Corpo agisce dunque secondo il suo Capo. Se il Capo prega, deve anche pregare il Corpo, devono anche pregare le membra del Corpo, per ricevere il fiume di vita divina che dal suo Capo scaturisce.
            Per questo la preghiera del cattolico non è un metodo psicologico mediante il quale raggiungiamo l’astrazione interiore[3]. La preghiera da membra vive di Cristo è un dono di Dio, connesso intimamente al dono della fede. Dio ci fa il dono della fede in Cristo e anche il dono della preghiera che ci mette in contatto reale con Lui. La preghiera, che è ricerca di Dio, quando raggiunge la sua cima più alta, più profonda ed elevata, si trasforma in contemplazione, vale a dire, celebrazione intima e gioiosa per il fatto di aver trovato Dio[4].
            Come possiamo imitare il Cristo, nostro Capo, che prega? Dove contemplare Dio?
Ci sono tantissime forme di preghiere, tutte validissime, ma c’è una, principalissima, ed è la liturgia della Messa, perché mai come in questo sacrificio, Cristo Dio si fa Presente tra noi con tutta la sua maestà, il suo potere, il suo splendore ed il suo amore divino. Perciò la Messa mai deve essere vissuta dai membra del Corpo di Cristo come qualcosa che accade tutti i giorni, uno uguale all’altro. C’è sta la possibilità di viverla così, per la nostra debolezza umana, ma con l’aiuto dello Spirito Santo dobbiamo viverla come ciò che è: la nostra possibilità per contemplare Cristo Dio che si manifesta nell’Eucaristia.
La Messa è per noi il seno del Padre, Betlemme, il Calvario, la Risurrezione; è il luogo ed il momento della manifestazione, attraverso il sacramento dell’Eucaristia, del mistero pasquale di Gesù, è il momento dell’apparizione sua gloriosa, è il momento della nostra contemplazione ed adorazione di Lui, nascosto sotto ciò che sembra di essere un po’ di pane.




[1] Cfr. Matthias Josep Scheeben, Los misterios del cristianismo, Editorial Herder, Barcelona 1964, 618.
[2] Cfr. ibidem, Scheeben, Los misterios, 624.
[3] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.
[4] Cfr. Thomas Merton, Il Pane Vivo, Ediciones Garzanti, Roma 1958, 20.

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