jueves, 9 de diciembre de 2010

Avvento, attesa della venuta del Messia


Siamo nel tempo di Avvento, siamo all’attesa della venuta del Messia; facciamo una commemorazione della sua nascita. Ma non è soltanto un ricordo; è molto di più: è una “memoria” che ricorda e fa presente l’evento di salvezza. La memoria cristiana ricorda sì i fatti meravigliosi compiuti da Dio nel passato, ma fa presente; nel momento che celebra i sacramenti, gli stessi fatti salvifici, vale a dire, attua e attualizza la redenzione.

In ogni sacramento, e questo è valido soprattutto per l’Eucaristia, re-viviamo in atto la presenza salvifica del Redentore Gesù. Memoria del passato, attualizzazione del presente, attesa del futuro di gloria. Ecco i tre momenti salvifici presenti in ogni sacramento, in ogni Messa. Questo vuol dire che oggi nella Messa faremo memoria degli atti salvifici di Gesù, ma anche faremo presenti questi stessi atti, ri-viviremo la presenza salvifica di Gesù. Gesù stesso si farà presente personalmente, scenderà dal cielo per rimanere tra noi nell’Eucaristia, per abitare nelle nostre anime. Mangeremo il suo corpo glorioso, l’Eucaristia, e così rimarremmo nell’attesa della sua seconda venuta. Aspettiamo il suo ritorno definitivo nella gloria del Padre.

In questi giorni di Avvento, la Chiesa ci ha presentato la figura di Giovanni Battista. C’è un paragone tra Giovanni Battista e la Chiesa: la Chiesa fa in questi ultimi tempi, fino alla seconda venuta del Salvatore, la stessa funzione del Battista.

Così come il Battista predicava l’imminente inizio del tempo messianico, perché Gesù, che era già presente tra gli uomini, e doveva cominciare tra poco la sua manifestazione come Dio, così la Chiesa annunzia agli uomini del nostro tempo che Gesù, che è già presente tra noi nell’Eucaristia, arriverà pronto manifestandosi come Dio Onnipotente.

Come il Battista, che predicava nel deserto, e vestiva poveramente e viveva nella povertà, così la Chiesa predica nel deserto, che sono le grande città, le zone rurali, tutta la civiltà del nostro tempo. Come il Battista, la vera Chiesa vive la povertà.

Quando il Battista predicava, c’erano pochissimi che ascoltavano la voce nel deserto che annunziava la Venuta del Messia; allo stesso modo, quando la Chiesa annunzia che il Regno di Dio è la Persona di Gesù e che Gesù verrà a giudicare il mondo, sono pochissimi coloro che ascoltano.

Come il Battista ebbe nemici che lo portarono alla morte martoriale, nella testimonianza di Gesù, così accadrà alla Chiesa –e accade adesso-: sarà perseguitata e martirizzata, perché darà la sua vita in testimonianza del suo Sposo, Gesù.

Il destino martoriale del Battista e della Chiesa, non è altra cosa che la partecipazione al sacrificio martoriale di Gesù nella croce.

Come il Battista battezzava, così la Chiesa battezza. Ma siccome il battesimo della Chiesa è il battesimo di Gesù, c’è una differenza.

Siamo nel tempo dell’Avvento, tempo di attesa della venuta del Messia, il Bambino Dio. Noi commemoriamo la prima venuta, ed aspettiamo la seconda. In questi giorni, il Vangelo ci ha parlato dei tempi precedenti alla manifestazione pubblica del Messia.

Quello che annunzia la manifestazione del Messia è Giovanni Battista. Cosa rappresenta Giovanni Battista?

Rappresenta il fine dei tempi della legge antica, e l’inizio della legge nuova. Lui annunzia l’imminente arrivo dell’era messianica, l’inizio del compiersi delle profezie fatte sul Messia. Lui sa di non essere Lui il Messia, sa che lui è soltanto un uomo, e che il Messia è invece Dio fatto uomo, che il Messia è l’Uomo-Dio.

La sua missione è annunziare che il Messia è arrivato, che i tempi del regno delle tenebre è scaduto, e che è incominciato il tempo escatologico del Regno di Dio. “Convertitevi”, dice Giovanni, “perché questo regno di Satana, regno delle tenebre e della menzogna, finirà, e arriverà il regno di Gesù, il regno della luce e della verità, e questo regno non è altra cosa che la stessa Persona di Gesù.

Ciò che Battista annunzia è l’inizio dell’attività pubblica di Gesù: Gesù manifesterà con le sue opere –i miracoli- che Lui è Dio, il Verbo Eterno di Dio, generato eternamente dal Padre, che adesso cammina tra gli uomini, guarendoli, confortandoli, portandoli la salvezza nella sua Persona.

Giovanni chiede la conversione del cuore verso Dio, chiede di lasciare di fare le opere delle tenebre, perché arriva tra gli uomini la Luce Incerata, la Luce Eterna che illumina la Gerusalemme celeste, la Luce che è l’Agnello Immacolato, Gesù.

Giovanni battezza con acqua, ma il suo battessimo non provoca nessuna trasformazione all’interno dell’essere dell’uomo. L’importanza del suo battesimo è quella di provocare un cambiamento del cuore e perciò degli atti, che da questo momento devono essere buoni, perché il Dio Buono è disceso dal Cielo e abita tra di noi. Ma è Lui stesso a dire che Gesù battezzerà con lo Spirito. Com’è questo battesimo di Gesù?

Il battesimo di Gesù è un battesimo dello Spirito Santo, il che tocca, attinge la profondità più intima dell’essere umano, trasformandolo e rinnovandolo dal profondo.

Prima dell’arrivo dello Spirito di Gesù, l’anima si trova immersa nell’oscurità, è piena di tenebre, e si trova fuori da Dio, prigioniera di Satana e del suo regno. Questa è la conseguenza del peccato originale, il dominio del Re degli inferi sull’anima. Perciò coloro che muoiono senza il battesimo, mai riescono a vedere a Dio, per tutta l’eternità.

Invece dopo il battesimo di Gesù, che battezza con acqua e con lo Spirito, l’anima viene liberata dal dominio di Satana, perché l’anima è bagnata e pulita col sangue di Gesù.

Nel battesimo l’acqua, santificata dal potere dello Spirito Santo, espulsa il Re delle tenebre dall’anima, e abilita l’anima trasformandola in una dimora della Trinità. Nel battessimo è il sangue di Cristo a purificare e santificare l’anima, perché è il sangue di Dio, del Verbo Incarnato.

Perciò al contatto col Sangue di Gesù, nell’anima cessa il dominio delle tenebre, e incomincia ad abitare la Trinità.

Grazie al sacrificio in croce di Gesù, il suo sangue rende l’anima dimora della Trinità. Questa anima appartiene a Gesù, perché Gesù l’acquistata col suo sangue. Col suo sangue versato sull’anima, Gesù sigilla la Nuova Alleanza, l’Alleanza Eterna nel suo sangue, il sangue dell’Alleanza Nuova ed eterna.

Gesù versa il suo sangue sull’anima e la pulisce e la purifica, togliendogli il peccato originale. Il suo sacrificio come Agnello fa sì che l’ira divina su quella anima si lontani, e fa sì che Dio la guardi con amore e misericordia. Ma il sangue di Gesù fa molto di più di togliere il peccato, il che è già un opera propria di Dio. Gesù, col suo sangue, si dona se stesso all’anima, affinché l’anima abbia un rapporto personale d’amore con Lui, e anche per portarla al Padre, sempre nell’amore dello Spirito Santo.

Il sangue di Gesù, il sangue della Nuova Alleanza, versato nel sacrificio dell’altare, nel sacrificio eucaristico, ha il compito di portare alla pienezza dell’essere e dell’amore dell’uomo: la comunione personale con la Trinità, che è il fine per il cui siamo stati creati.

In ogni Messa, l’Agnello Immacolato si immola per noi, e ci versa il suo sangue sulle nostre anime, ci dà a mangiare il suo corpo; in ogni Messa Lui viene alle porte delle nostre anime, e ci chiede di entrare, per santificarci e rallegrarci con la sua Presenza, e con la Presenza del Padre e dello Spirito Santo.

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