martes, 27 de mayo de 2025

Ascensione del Signore



Ascensión del Señor Ciclo C 2001

Primer sermón predicado como diácono

Domingo 27 de mayo de 2001

Fiano

Ponzano Romano

Anno C

At 1, 1-11 – Eb 9, 24-28. 10, 19-23 – Lc 23, 46-53

“Si staccò da loro e fu portato verso il cielo”

         Gesù Cristo è l’Uomo-Dio che, dopo aver compiuto la sua Passione e Resurrezione, adesso inizia il movimento di ritorno al Padre, da dove era uscito per compiere l’incarnazione e la salvezza degli uomini. Infatti, Lui aveva detto: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre” (Gv 16, 28). Aveva detto: “Sono uscito”, perché è il Verbo Eterno di Dio, Dio Figlio, che generato eternamente dalla mente del Padre, ha la stessa sostanza del Padre; aveva detto anche: “sono venuto al mondo”, cioè, si è incarnato per partire per gli uomini, “lascio di nuovo il mondo”, perché muore nella croce, e la sua anima lascia questo mondo; e dopo disse: “vado al Padre”, perché è risuscitato. Salendo adesso al Cielo, come ci dice oggi il Vangelo, ritorna al Padre dopo aver compiuto la sua missione affidata dal Padre.

         Dopo la Risurrezione, prima di salire, il Signore si appare ai suoi discepoli, gli affida una missione, e ritorna al cielo. I discepoli rimangono senza di Lui, e non lo vedono più.

         Come agli apostoli, anche a noi l’ascensione del Signore sembra lasciarci senza la sua presenza; come gli accade agli apostoli, sembriamo rimanere soli, senza di Lui, perché il Vangelo dice: “si staccò da loro”, cioè, si distaccò da noi, i suoi discepoli. E dice dopo il Vangelo: “fu portato verso il cielo”: fu portato Lui, non gli apostoli; neanche noi siamo portati adesso al cielo.

         Non abbiamo più la sua Presenza sensibile, corporale, come non la ebbero più i discepoli in quel tempo. Non lo vediamo più, e sappiamo della sua esistenza per la fede, per il Vangelo, per quelli che predicano, ma non lo vediamo più con gli occhi del corpo.

         È vero che non lo vediamo; ma, è vero che non abbiamo la sua Presenza? Gesù è salito al cielo, allora è seduto alla destra del Padre; ma, questo vuol dire che soltanto lo potremmo vedere, parlare, toccare, ascoltare, soltanto quando noi arriveremmo al cielo, aiutati da Dio?

         È vero che non lo vediamo più, ma è anche vero che abbiamo tra di noi la sua Presenza, e questa la sua Presenza la abbiamo in un triple modo.

         Gesù sale al Padre, ma non ci lascia soli: ci lascia il suo Corpo e il suo Sangue: ci lascia la sua Presenza Eucaristica. Gesù sale al Padre, ma non ci lascia soli: ci lascia il suo Corpo Mistico, la Chiesa. Gesù sale al Padre, ma non ci lascia soli: ci invia il suo Spirito, che è lo Spirito Santo, “quello che il Padre di Lui ci ha promesso”.

         Gesù è l’Uomo-Dio, è Dio fatto uomo senza lasciare di essere ciò che è, Dio. Perciò, dopo la morte della sua umanità, è stata la sua divinità a ritornargli la vita a quest’umanità, che possiede adesso proprietà divine. Perciò, perché Gesù Cristo è Dio Onnipotente, è stato Lui stesso ad inventare i modi di rimanere con noi: l’Eucaristia, la Chiesa, i carismi dello Spirito Santo.

         Rimane sempre con noi nella sua Presenza Eucaristica, dove Lui è voluto rimanere nei secoli, finché abbia tempo e mondo, fino alla fine del mondo. Anche se non lo vediamo con gli occhi del corpo, lo vediamo con gli occhi della fede nell’Eucaristia, dove sappiamo che si trova realmente presente, col suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità.

         Rimane sempre con noi nella Chiesa, la sua Sposa, quella nostra Madre, che ci accompagna, nei segni del tempo, nel nostro cammino di salvezza. Rimane nella Chiesa, che ha l’incarico dato da Lui di annunziare ad ogni uomo di ogni luogo e tempo che il tempo si è compiuto e che il Regno dei cieli è arrivato nella Persona di Gesù Cristo.

         Rimane sempre con noi nei carismi suscitati dallo Spirito Santo, promesso ed inviato da Lui; rimane, in altre parole, nell’esempio dei suoi figli, i nostri fratelli: i santi, i martiri, i mistici, che con la loro vita ci dicono che solo Gesù è il Signore per cui è valido donare la propria vita.

         L’Ascensione di Gesù, anche in un primo momento ci sembra l’inizio di una vita senza Gesù, segno nonostante varie cose: il punto conclusivo della missione terrena di Gesù, l’inizio della missione della Chiesa pellegrina nella terra, l’inizio della sua Presenza Eucaristica tra noi. L’ascensione di Gesù segna l’inizio di una nuova vita in Gesù e con Gesù, con una Presenza Eucaristica reale e quotidiana che anticipa la sua presenza definitiva nei cieli.

         Gesù sale al Padre, lasciandoci l’Eucaristia, la Chiesa, lo Spirito Paraclito, e gli apostoli, come abbiamo visto, non rimangono soli, perché hanno con essi a Gesù, che pur essendo nel cielo, si trova anche nelle loro anime.

         Perciò, cerchiamo d’imitare l’attitudine degli apostoli: “Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia; e stavano sempre nel tempio lodando Dio”. “Dopo averlo adorato”, perché illuminati dallo Spirito Santo, riconoscevano nell’umanità di Gesù, la sua Divinità, e lo adoravano. Così dobbiamo fare noi: insegnati dallo Spirito Santo, dobbiamo riconoscere la sua umanità divinizzata, la sua divinità umanizzata, nell’Eucaristia, dove si trova realmente Presente, ed adorarlo, perché il riconoscimento di Dio porta alla sua adorazione, che non è l’umiliazione di noi peccatori davanti alla sua infinita maestà. L’adorazione è l’omaggio della mente e dello spirito offerto solo a Dio, perché solo Dio, Gesù Cristo, merita l’essere adorato.

         “Tornarono a Gerusalemme con grande gioia”: la nostra Gerusalemme è la Chiesa Cattolica Apostolica Romana, e dobbiamo, per il fatto di essere contadini di questa nobile città, per il fatto di essere figli della Chiesa Romana, avere sempre gioia nel cuore, perché, come gli apostoli, e come tutta la Chiesa, aspettiamo il Signore, fonte di tutta gioia e della gioia definitiva.

         “Stavano sempre nel tempio lodando Dio”: il tempio, significa la parrocchia, la cappella, cioè l’edificio materiale, ma soprattutto significa la nostra anima e il nostro corpo, fatti tempio dello Spirito Santo dalla grazia donataci da Gesù Cristo. Come gli apostoli, dobbiamo in tutto momento, col corpo e con l’anima, “sempre”, lodare Dio, cercarlo, parlargli, ascoltarlo, affidargli i nostri pensieri, le nostre fatiche, i nostri lavori, la nostra vita intera. “Sempre”, in silenzio, con le parole, con la preghiera, da soli, in comunità.

         Solo in questa maniera, imitando agli apostoli, vivremmo questa vita con i piedi nella terra, ma con lo sguardo posto nel cielo, aspettando sempre il definitivo ritorno di Gesù.

         Chiediamo a Maria, la Regina del cielo, che ci aiuti a riconoscere sempre al suo Figlio, nascosto nella Presenza Eucaristica, nella Chiesa, nei suoi santi.